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La presunta incompatibilità di Croce a Messina: "Ecco perché non mi dimetto"

Il documento di otto pagine, che a giorni diventerà argomento di discussione, di nuovo, in aula.

La partita sulla presunta incompatibilità-ineleggibilità di Maurizio Croce, attuale consigliere comunale di Forza Italia, si gioca lungo un percorso tortuoso di tesi contrapposte. Una partita a scacchi, se vogliamo. La prima mossa si è consumata in consiglio comunale il 13 febbraio, quando sul filo di lana (16 voti contro 15) è stata avviata la procedura di decadenza di Croce. La seconda mossa era attesa entro ieri: le controdeduzioni di Croce a quella delibera, inviate proprio ieri pomeriggio dall'ex candidato sindaco del centrodestra. Un documento di otto pagine, che a giorni diventerà argomento di discussione, di nuovo, in aula.

Croce fa una premessa generale: «Le ipotesi di ineleggibilità ed incompatibilità dei consiglieri regionali, provinciali o comunali sono tipiche e tassative, non suscettibili di interpretazione estensiva». Insomma, secondo il principio per cui «l'eleggibilità è la regola, l'ineleggibilità invece l'eccezione», per definire qualcuno ineleggibile non si può andare a interpretazioni, ma servono dettami rigidi e certi.

La storia è nota: la tesi è che il ruolo di consigliere comunale di Croce sia incompatibile con quello di soggetto attuatore del commissario di governo (il presidente della Regione) per la realizzazione degli interventi per la mitigazione del rischio idrogeologico in Sicilia. E questo, in primis, perché in questa veste Croce «avrebbe funzioni equiparabili a quelle del direttore generale di un’amministrazione statale». Sono incompatibili, infatti, «i dipendenti civili dello Stato che svolgono le funzioni di direttore generale o equiparate o superiori». Ma Croce lo scrive chiaramente: «Il sottoscritto non è legato all’amministrazione dello Stato da alcun rapporto di dipendenza in senso proprio, non sussistendo tra lo scrivente e lo Stato italiano (o altro ente statale) alcun contratto di lavoro subordinato, parasubordinato, quale dirigente o rapporto similare. Il sottoscritto, in altri termini, non è dipendente civile dello Stato, in qualunque accezione detta qualifica voglia intendersi». Piuttosto «ricopre il ruolo di soggetto attuatore in virtù di un incarico eminentemente fiduciario attribuito dal presidente della Regione nella qualità di commissario di Governo».

Altro argomento che Croce è chiamato a confutare è quello secondo cui si troverebbe «in situazione strutturale di incompatibilità (o conflitto di interessi) in dipendenza della possibilità astratta di avvalersi, nell’esecuzione degli interventi appaltati dal commissario, degli uffici comunali», che non sarebbe «superabile mediante l’astensione del consigliere dalle decisioni del consiglio, poiché occorrerebbe una continua e ripetuta astensione che minerebbe il buon andamento e la continuità dell’azione amministrativa». Una tesi che Croce definisce «autoreferenziale, generica e gratuita» e che si basa sull'incompatibilità generata dal «curare l’affidamento e l’esecuzione di appalti nell’interesse della provincia o del comune». Ma l'esponente di Forza Italia non ci sta: «Gli affidamenti, appalti ed attività connesse in cura al Soggetto attuatore sono amministrati non già nell’interesse del Comune o della Provincia di Messina, ma dello Stato centrale. La missione del soggetto attuatore è statale, e nazionale (e non locale!) è l’interesse avuto in cura». Inoltre, aggiunge Croce, non ci sarebbe incompatibilità nel caso in cui «le commesse non siano sovvenzionate da tali enti locali in modo continuativo, ma siano dovute in forza di una legge dello Stato o della Regione». La ratio, infatti, «è quella di evitare che un consigliere comunale, che pertanto ha un compito di indirizzo e controllo politico-amministrativo, assuma al contempo anche la qualifica di membro di un organismo, che “vivendo delle sovvenzioni del Comune”, è assoggettato al suo stretto controllo, acquisendo il ruolo di “controllato” dall’organo politico del Comune». Una fattispecie che «non ricorre neppure lontanamente».
Per Croce, in ogni caso, «sarà sufficiente che lo scrivente, nella veste di consigliere comunale, si astenga da eventuali decisioni del Consiglio (per vero rarissime) che dovessero in qualche modo riguardare la materia di cui sempre lo scrivente si occupa quale soggetto attuatore, ovvero, quale soggetto attuatore, che si avvalga delle strutture comunali. E ciò non certo per escludere il rischio del configurarsi (anche solo astrattamente) della fattispecie di incompatibilità, del tutto insussistente; ma al solo fine di garantire, oltre ogni dubbio e fuorviante illazione, la massima trasparenza e correttezza dell’operato dello scrivente». Un rischio che, a dirla tutta, non sembra esserci, considerato che in aula, Maurizio Croce, non si è praticamente mai visto. Un tema che, al momento, non è oggetto di discussione (ma ci sarebbero pronte altre due delibere sul nodo delle assenze). Ma che, forse, è preminente e meriterebbe una posizione chiara e definitiva.

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