Continuano a tenere una linea diversa, Giuseppe Cutè e Paolo Gatto, arrestati all’alba di ieri dai carabinieri con l’accusa del tentato omicidio di Francesco Cuscinà, ferito il 25 agosto 2018 sul viale Giostra.
Questa mattina si sono svolti gli interrogatori dei due, difesi dagli avvocati Alessandro Billè e Salvatore Silvestro, di fronte al giudice per le indagini preliminari Tiziana Leanza e al pubblico ministero Liliana Todaro. Mentre Gatto, infatti, si è avvalso della facoltà di non rispondere, Cutè ha deciso di parlare, professando la sua estraneità rispetto ai fatti contestati. Anche in seguito all’agguato armato dell’estate 2018 le reazioni dei due furono diverse. Gatto, su consiglio della madre, andò a stare fuori Messina, da alcuni parenti nel Catanese, per oltre un mese, mentre Cutè, già tre giorni dopo l’attentato, partecipò ad un summit, in una trattoria del centro, con lo stesso Cuscinà ed alcuni intermediari, per giungere ad un chiarimento. Chiarimento che Gatto non ha mai digerito, sostenendo che non si sarebbe mai seduto al tavolo con dei pentiti “mentre mio padre marcisce in carcere”. Il padre è Puccio Gatto, uno degli storici boss di Giostra, attualmente al 41 bis.
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