4 Maggio: via alla “Fase due”. 18 maggio: disco verde alla “Fase due bis”. Ed ecco, da oggi, la riapertura graduale anche a Messina, città finita più volte nell’occhio del ciclone per la sua posizione geografica e il suo essere “Porta della Sicilia”.
Archiviate le polemiche sulla chiusura dei confini isolani attraverso lo Stretto, adesso tornano a respirare quelle attività rimaste sbarrate, anzi “in quarantena” multipla. Si alzano le saracinesche del commercio al dettaglio, per la gioia di gestori di bar, ristoratori e pasticceri. Di nuovo al lavoro acconciatori ed estetisti, in un rigoroso rispetto delle linee guida anti-Covid. E da stamani spazio anche alle messe in presenza di fedeli, per più di due mesi sostituite da funzioni religiose via Facebook.
Non è mancata la confusione tra i messinesi circa l’ultima disposizione del governatore Nello Musumeci di imporre l’uso delle mascherine non solo negli spazi chiusi, ma anche nei luoghi aperti. Una novità, quella contenuta nell’ordinanza firmata ieri sera, ancora sconosciuta pure ai messinesi e alla quale bisogna abituarsi.
Con il secondo step della Fase 2 riaprono parrucchieri, barbieri e centri estetici che sono stati presi d'assalto, registrando il "tutto esaurito" e richieste di prenotazioni con attese di almeno una settimana. "Per chi ha rispettato le regole e le norme sulle chiusure dal 9 marzo questo è il primo giorno di lavoro. Abbiamo lavorato per giorni per rendere il taglio di capelli e i nostri servizi più sicuri possibili", dice Nunzio Reina, presidente dell'area Immagine e Benessere di Confesercenti Sicilia che oggi ha riaperto il suo salone di parrucchiere in via XX Settembre a Palermo.
"In questi mesi ho condotto una guerra contro gli abusivi che hanno continuato a lavorare nonostante il lockdown mentre noi che abbiamo rispettato le norme e abbiamo gli strumenti per lavorare in sicurezza no". Reina cita a questo proposito un episodio emblematico accaduto a Campofranco dove un barbiere abusivo ha infettato i clienti.
"Non aumentereme i prezzi - assicura il rappresentante di categoria - sarebbe un modo per approfittare di questa situazione e noi non lo faremo. Il kit ci costa da 3 a 4 euro, ma non possiamo badare a spese. I clienti vengono per appuntamento uno alla volta e dopo ogni taglio sanifichiamo tutto. Per noi la salute e la sicurezza vengono prima di ogni cosa. Il nostro è un servizio che è mancato. Da quando è iniziata a circolare la notizia della prossima riapertura i nostri telefoni non hanno smesso di squillare. Non abbiamo bisogno aiuti ma lo Stato deve darci una mano abolendo le tasse del 2020 e mettendoci a regime nel 2021. Quanto perso non lo potremo mai più recuperare".
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