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Aggressione a Messina, le "bande di selvaggi" che spacciano e picchiano a casaccio

Il fatto che sabato notte quel ragazzino picchiato alla galleria Vittorio Emanuele di Messina, per fortuna, se la sia cavata tutto sommato bene, non sposta purtroppo di una virgola il problema concreto. I “selvaggi del sabato sera” sono una drammatica realtà con cui bisogna fare al più presto i conti. E c’è una madre angosciata che bisogna aiutare, avrà chiamato terrorizzata la polizia dopo la telefonata del figlio pestato a sangue. E ora vive nell’angoscia ogni volta che suo figlio esce di casa. Non è la sola a preoccuparsi.

Lo scenario che si ripresenta ogni fine settimana è sempre lo stesso in più punti strategici della movida messinese, nel triangolo maledetto piazza Duomo-via I Settembre-galleria Vittorio Emanuele. C’è un’emergenza spaccio molto molto concreta, e c’è un’emergenza “aggressioni a casaccio” altrettanto grave.

La prima è più o meno questa. È legata ad alcuni canali Telegram che vengono adoperati da “cani” spacciatori maggiorenni, i quali si portano appresso di tutto tra fumo e droghe sintetiche, e prendono le ordinazioni passeggiando nel triangolo della movida. Poi entrano in contatto con ragazzini quattordicenni, quindi ancora troppo giovani per la legge, che distribuiscono la roba in più punti, la lasciano lì e poi vanno via in fretta.

E dopo, sempre attraverso canali Telegram, i “cani” spacciatori indicano all’acquirente il nascondiglio per ritirare la droga e lasciare il denaro a pagamento dell’ordinazione. La droga è venduta, gli euro incassati, e non c’è stato nessun contatto fisico tra spacciatore e acquirente. Che la soglia d’età del consumo delle sostanze stupefacenti in questi anni si sia abbassata di parecchio non è una novità, ma rappresenta un problema molto serio che è sempre da combattere.

L’altra emergenza è quella delle bande organizzate che “picchiano a casaccio”, e probabilmente è legata a doppio filo allo spaccio di droga. Sempre più di frequente i ragazzi che stazionano nel triangolo della movida nei fine settimana, al solo scopo di divertirsi e chiacchierare, vengono aggrediti da coetanei con una tecnica ormai collaudata.

Ne viene scelto uno a caso e si tende ad isolarlo dai suoi amici, poi l’inizio è uno spintone per cercare una minima reazione. E se il malcapitato reagisce, o anche se non lo fa, il “branco” di animali, perché sono assimilabili agli animali, probabilmente anche bene impasticcati e bevuti, comincia a picchiarlo selvaggiamente per sfogare un presunto istinto di grandezza, per provare quel falso sapore d’onnipotenza. Che in realtà, qualcuno dovrebbe dirglielo, è solo vigliaccheria. Vigliaccheria. E vuoto d’esistenza. E giornate passate ad avere come unico pensiero quello di lucidare meglio la marmitta del motorino.

I gruppi organizzati delle “botte a casaccio” a quanto pare sono almeno un paio, e una rappresentazione molto precisa di cosa possano combinare l’abbiamo avuta in una recente operazione di polizia, denominata “Flowers”, emblematica del modo di fare della gang e delle gravissime ripercussioni nei locali presi di mira.

I vetri rotti della nostra vita sono tanti, non soltanto quelli dei locali che finiscono al centro di risse organizzate perché i titolari non pagano la protezione. Ma i ragazzi che nei fine settimana vanno in giro a divertirsi in maniera “normale”, che poi sono la maggior parte, senza bere troppo o sballarsi di metanfetamine ma praticando una “sana attività” tra cibo e chiacchiere, hanno diritto ad avere la protezione e il controllo silenzioso e discreto di tutti gli attori sociali che possono intervenire a fermare questa barbarie. Tutti, nessuno escluso

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