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Al Taormina Film Fest Dominique Sanda, testimonial del fascino senza tempo

L'attrice Dominique Sanda

Davanti alla gigantografia del manifesto del 65° Taormina FilmFest allunga il braccio verso la Sandrelli, come nella riproduzione della celebre scena del “Conformista” di Bertolucci. Appena un cenno, ma è l'eleganza quella che conta. Perché ci sono donne (e uomini, naturalmente) che fondano il loro fascino sulla bellezza, destinata a sfiorire con l'età; altre hanno una caratteristica innata: il carisma, che non invecchia mai. Dominique Sanda, 71 anni portati con una grazia unica, sparge carisma attorno a sé, senza per questo dare alcun cenno di distanza, anzi è gentilissima e disponibile. Dalla masterclass (tenuta insieme con il regista Daniele Luchetti) alle tante interviste singole, non si risparmia e - cosa davvero singolare - non è mai ripetitiva. Qualunque “diva” avrebbe scelto la via breve della conferenza stampa, lei no, sorride e risponde, paziente e divertita.

«Quando mi hanno mandato l'immagine di questo manifesto, così ben fatto - racconta - ho capito subito che non potevo rifiutare l'invito di Taormina». Così è partita dall'Uruguay, dove vive insieme con il marito filosofo (ma hanno casa anche in Argentina) e ricorda con commozione come fu girata quella scena: «Non avevo mai ballato il tango in vita mia, ma con Bertolucci tutto diventava possibile: mi ha spiegato come dovevo muovermi ed è riuscito a farmi avere la giusta sensualità anche se danzavo con una donna. Lui era un poeta, ma non solo sul set, anche nella vita. Certi incontri sono predestinati: nel 1970 ci siamo visti a Parigi per pochi minuti e subito sono diventata una sua attrice».

Dopo “Il conformista” ci fu “Novecento”. E forse ci sarebbe stato anche “Ultimo tango a Parigi” se lei non fosse stata incinta. Ricorda come un onore avere avuto come direttore della fotografia un grande assoluto: Vittorio Storaro. E ci spiega: «Allora era tutto diverso, quanto l'assistente diceva “silenzio” non si sentiva volare una mosca, si determinava un'atmosfera irreale ed era più facile entrare nel personaggio. Il regista era lì e ci guardavamo negli occhi, era come se parlassimo, ogni cosa diventava semplice. Adesso sta in un'altra stanza e guarda gli attori su un piccolo schermo».

Ed è d'accordo con Luchetti, che spiega come il cinema ha perso in qualità d'immagine dopo l'abbandono della pellicola. «È vero, il digitale è troppo preciso nei particolari e appiattisce persone e paesaggi. È come togliere forza estetica a ciò che vediamo».

Abbiamo messo “diva” fra virgolette: «Non ho mai capito la star system, non mi piace l'esposizione pianificata. Voglio sempre vedere il mondo a modo mio, sono così da quando sono nata e voglio morire senza cambiare. Ancora meno capisco gli attori che espongono tutto della loro vita sui social. Oggi apprendiamo di amori e sessualità perfino dei nostri vicini, a me non interessa sapere e far sapere queste cose. A me piacciono le relazioni che hanno radici forti. La gente invece non vive la vita e non se ne accorge. Penso anche all'Italia che è probabilmente il Paese più bello del mondo: anche qui i giovani guardano il telefonino e non ciò che li circonda».

La Sanda vive in Sud America da vent'anni dopo aver sposato il filosofo romeno Nicolae Cutzarida, costretto a trasferirsi in Argentina perché la sua famiglia era perseguitata dal regime comunista: «L'ho conosciuto nel 1999 quando ho girato il film di Bechis sui desaparecidos, ci siamo sposati a Parigi e poi sono rimasta a Buenos Aires». Adesso fa la spola con un'abitazione sul mare in Uruguay: «Non vivo ritirata, ma ormai non mi piace più la grande città, preferisco gli enormi spazi, tipici del Sud America. Qui ho creato il mondo di Dominique: mare, vento, giardino, animali, frutteto, sabbia fine, camminate, yoga. È un posto che mi ricorda i luoghi estivi della mia gioventù nella costa francese sull'Atlantico».

Ma continua a lavorare: «Ho appena finito di girare il film di una giovane regista argentina, ho recitato in teatro in Francia. Anche prima ho fatto tante cose, per esempio Giovanna d'Arco nel teatro Colon di Buenos Aires, era il tempo della grande crisi economica. Adesso sto valutando altre proposte. Come sempre, per me comincia tutto dal copione». Poi sorride: «Vede, le cose si combinano come vogliono: io, attrice, ho sposato un filosofo, e mio figlio, che insegna filosofia, ha sposato un'attrice. Io ho imparato un po' a tenerle a bada. Ma dovevo venire a Taormina: qualche giorno fa avevo sognato Bernardo Bertolucci».

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