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Messina, lo sgombero mancato nel non-luogo di Bisconte

L’altalena nel cortile è senza altalena. Nel senso che in piedi c’è solo la struttura, ma non c’è alcun sedile. I lampioni sono senza lampadine. I lucernai sono senza vetri, e se ci sono, sono in frantumi. Dentro la palazzina l’ascensore c’è, ma non funziona. Ad ogni piano le lampade a soffitto ci sono, ma non si accendono. Funziona così, nei non-luoghi. Nulla assolve al compito per cui è stato pensato. Non-luoghi come il casermone che ospita i famosi 189 alloggi popolari di Bisconte. La Scampia di Messina, l’avevamo definita tempo fa. E tale si conferma, presentandosi ancor più grigia in una giornata con poco sole e molte nuvole come quella di ieri.

È una di quelle giornate in cui a Bisconte si presentano polizia e carabinieri. Ma non è un blitz, c’è “solo” da varcare la soglia di uno degli appartamenti occupati abusivamente. Tecnicamente non sarebbe nemmeno un’occupazione abusiva, spiega Vincenzo La Cava, presidente di Arismè, l’agenzia per il risanamento: «Ci siamo trovati di fronte alla mancata regolarizzazione di un contratto di locazione». Il problema è che quel contratto non viene regolarizzato da 13 anni, e cioè da quando – marzo 2011 – è stato emesso il provvedimento del Comune di decadenza dell’assegnazione dell’alloggio al vecchio inquilino. Quando alla porta bussano Arismè, la polizia abitativa, la polizia municipale e, appunto, carabinieri e polizia di Stato, dentro non c’è l’assegnatario-non più assegnatario, ma la figlia, appunto, con la sorella, il fidanzato di quest’ultima e un bambino, il figlio della donna. Un minore. E lì si intuisce subito che non ci sarà alcuno sgombero. Viene fuori che la figlia dell’assegnatario risulta residente lì da ben diciannove anni, cioè da sempre. E che il padre vive altrove. Un altrove vicino, un’altra palazzina del casermone, dalla quale osserva, a distanza, le operazioni.

È un caso di scuola, così se ne riscontrano fin troppi. Nella stessa palazzina in cui si è intervenuti ieri ci sono almeno una decina di abusivi. La palazzina è la stessa in cui vive una donna che quasi quattro anni fa ha occupato un appartamento non suo, approfittando del fatto che la legittima inquilina – la figlia, anche qui, dell’assegnatario originario –, in questo lunghissimo lasso di tempo è stata ricoverata in una struttura protetta. Quest’ultima avrebbe dovuto essere dimessa domani, ma rimarrà ricoverata per qualche altro giorno, dando tempo, così, ad Arismè di perfezionare una soluzione alla quale sta lavorando. Nel frattempo pende un ricorso urgente al Tribunale di Messina per la liberazione dell’immobile.

Perché funziona così, nei non-luoghi come Bisconte. Bisogna fare gli equilibristi su una sottile fune che mette insieme disperazione, povertà, degrado, illegalità, pressoché totale sfiducia nelle istituzioni. Non è debolezza, ma buon senso, cercare la via del dialogo. «Abbiamo accertato la presenza della figlia del vecchio assegnatario che risiede qui da diversi anni – spiega ancora La Cava, una volta usciti dalla palazzina e concluse le “trattative” –, unitamente alla madre e al figlio minore. Stiamo concedendo la possibilità di regolarizzare la posizione, previo il pagamento di tutti i canoni arretrati, con una proroga di qualche giorno per la presentazione dell’istanza da parte della subentrante. Siamo stati molto chiari sul fatto che senza regolarizzazione, saremo costretti a tornare per lo sgombero».

Una mano tesa, ancora una volta. «La soluzione che abbiamo adottato va nel senso della collaborazione – chiarisce il presidente di Arismè –. Noi cerchiamo di collaborare con chi vuole e può mettersi in regola, ma chi non lo può fare deve lasciare l’immobile. In questo condominio abbiamo potuto accertare diversi casi, che stanno facendo il proprio corso sotto il profilo giudiziario e amministrativo».
L’Agenzia per il risanamento oggi gestisce poco meno di mille appartamenti popolari in città. E di situazioni al limite ce ne sono parecchie. «Continueremo con le verifiche – assicura La Cava –, perché il diritto alla casa va tutelato, soprattutto per chi ne ha più bisogno. L’agenzia si occupa di risanamento e risanamento significa garantire case a chi vive in situazioni di disagio assoluto».

La mattinata si conclude così, senza azioni di forza che, in fondo, nessuno vorrebbe attuare, e con una promessa, quella pronunciata dalla donna nel salotto di quella casa che sente sua ma non è sua (il non-luogo): «Io voglio essere in regola, voglio pagare». Il lieto fine sarebbe proprio questo, la regolarizzazione di una posizione che regolare non è da tredici anni. Del resto pare che ci sia anche chi, in un’altra zona, occupa senza diritto una casa da ben 24 anni.
Le auto di polizia e carabinieri vanno via. Una donna si affaccia alla finestra, non bada più di tanto a tutto quel trambusto. Però riconosce i giornalisti, indica la telecamera e dice: «Ma picchì non ripigghiati tutta dda munnizza!?».

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