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De Luca e l'affondo sulla sanità: "E' in mano a Genovese". Chiesta la sospensione di un concorso

L'ospedale Papardo di Messina

Non si sa bene se abbia calcolato tutto o se la situazione gli sia sfuggita di mano. Sta di fatto che l’attacco a Matilde Siracusano, con parole dure e gesti interpretati come espressione di una cultura sessista, ha fatto passare in secondo piano il vero motivo dell’affondo lanciato ieri da Cateno De Luca. Accuse, su questo versante, gravi. Cosa ha detto l’ex sindaco? «La Sanità regionale e messinese continua a essere un “bancomat” per la formazione delle liste di Francantonio Genovese. Non c’è azienda sanitaria dove non ci siano uomini e donne che fanno a lui riferimento, e ciò avviene con la complicità dell’assessore regionale Razza e del presidente Musumeci».
De Luca, da due giorni, va chiedendo la sospensione di un concorso per otto posti di assistente amministrativo banditi dall’Azienda ospedaliera Papardo. L’ex primo cittadino fa riferimento all’elenco di 105 candidati che avrebbero superato la prima fase di selezione (in partenza erano 4mila). E spulciando nomi e cognomi della lista di chiamati alla prova scritta, fissata per il prossimo 26 maggio, emergerebbero casi eclatanti di presenze di familiari e parenti di attuali consiglieri o di candidati alle prossime Amministrative, sempre di area “genovesiana”. Caso eclatante, quello denunciato da De Luca, che riguarderebbe l’ex presidente del Consiglio comunale Emilia Barrile, la quale sarebbe nella lista insieme con la figlia e il genero. «Avranno studiato tutti e tre insieme, sarà sicuramente una coincidenza», ha ripetuto con sarcasmo l’ex sindaco, il quale poi ha citato, invece, il caso di un avvocato, con esperienza ultraventennale, che non sarebbe stato ammesso alla seconda fase. «E questo è solo un concorso ma la Sanità continua a essere in mano a Genovese e ai suoi e nessuno mi può smentire».

Secondo De Luca, era stato tutto architettato, perché le prove si sarebbero dovute svolgere «fuori dai riflettori, in un periodo non di campagna elettorale. E invece – afferma – io ho scompaginato i piani. Con le mie dimissioni, e con il voto del prossimo 12 giugno, la situazione si è evidenziata in tutta la sua gravità. All’interno della coalizione di Centrodestra, si “ricattano” tra di loro, minacciando di non fare liste o di non sostenere il candidato sindaco, se non si ha in cambio qualcosa. Questo è il sistema del Centrodestra a Messina e in Sicilia. Ed è emblematica la vicenda di Lino Cucè, un presidente di Quartiere radicato nel territorio, che era sempre stato fedele alla linea di Forza Italia e vicinissimo a Matilde Siracusano. Cucè è stato gettato via come un ferro vecchio, perché bisognava pagare altro dazio, all’ex del Pd, Libero Gioveni, passato in Fratelli d’Italia, sempre su indicazione della componente più forte del Centrodestra, che è quella di Genovese e Picciolo. Ci si è indignati perché ora Cucè ha aderito al progetto di Federico Basile, ma Matilde Siracusano avrebbe dovuto difenderlo, avrebbe dovuto rassegnare, per dignità, l’incarico di assessora designata nella squadra dell’uomo scelto da Francantonio Genovese e da Beppe Picciolo. E invece sono io che sono brutto, sporco, cattivo, volgare e sessista...».

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