Scatta la cassa integrazione per i dipendenti di Messina Servizi. La società, presieduta da Pippo Lombardo, con una pec inviata nella serata di ieri, ha comunicato «la necessità di avvalersi per il proprio personale di un periodo di sospensione-riduzione dell’orario di lavoro, con utilizzo degli ammortizzatori sociali previsti come la cassa integrazione.
«Va da sé – si legge nella nota trasmessa alle organizzazioni sindacali – che l’impresa si trova ad affrontare un’importante ed imprevedibile crisi imputabile ad eventi riconducibili all’emergenza epidemiologica da Covid, con conseguente ed inderogabile necessità di ridurre-sospendere l’attività lavorativa del personale previsto dalla normativa vigente, anche al fine di proteggere la salute di lavoratori e della cittadinanza».
La durata del Fondo d’integrazione sociale è fissata a 28 settimane, «da utilizzare all’occorrenza, secondo esigenze aziendali e a rotazione per i dipendenti in organico assunti entro il 23 marzo 2021». L’azienda a oggi conta su 594 dipendenti dei quali: 1 responsabile Rsg; 11 coordinatori dei settori tecnici-amministrativi; 19 impiegati di concetto; 22 impiegati d’ordine; 2 centralinisti; 1 coordinatore dei servizi di raccolta e spazzamento; 4 con qualifica di capoturno; 4 coordinatori di aree servizi; 3 vicecoordinatori; 6 “team leader”; 4 ispettori; 38 caposquadra; 3 addetti impianto; 83 autisti; 393 operatori.
Non è mancato ieri neppure l’affondo di MessinAccomuna: «C’è ancora una cosa da chiarire nella farsa del sindaco sulla Tari: le spese da finanziare coi 6 milioni aggiuntivi sono state già effettuate o si tratta solo di promesse troppo pesanti per poter essere disattese? De Luca insiste in maniera parossistica su questa delibera. Se, come dice, vuol ricorrere alla Cassa integrazione, vuol dire che i soldi del vecchio piano non gli bastano: avrà già speso più dell’anno scorso o ha necessità di farlo, scaricando sui lavoratori il costo di una gestione irresponsabile?».
Cgil e Uil all'attacco
"Non siamo voluti entrare nella diatriba prettamente politica legata al voto del Consiglio comunale sulla Tari, ma la lettura prettamente sindacale degli eventi di questi giorni non può essere altra che la certificazione del fallimento gestionale della MSBC, che senza motivazioni legate alla pandemia, annuncia prima licenziamenti e poi il ricorso ad ammortizzatori sociali al solo fine presunto di fare cassa e tentare di porre un rimedio ai tanti errori gestionali dovuti ad una programmazione inesistente e ad una organizzazione perennemente emergenziale. Più volte abbiamo denunciato come il CdA nominato dal Sindaco abbia gestito in questi mesi il servizio rifiuti cittadino seguendo più le logiche propagandistiche del sindaco De Luca che un vero piano industriale rimasto solo sulla carta e perlopiù stravolto. Nonostante l'Amministrazione comunale ostenti, a parole, la volontà al dialogo e la trasparenza dei bilanci - continuano Cgil e Uil - in questi mesi è rimasta sorda alle richieste delle nostre organizzazioni sindacali finalizzate ad un esame congiunto sugli aspetti produttivi e occupazionali dell'Azienda che, fra l’altro, è un atto dovuto sancito dal CCNL e non, come spesso è stato fatto passare dall'assessore al ramo Dafne Musolino, un'ingerenza del sindacato nei piani aziendali. I sindacati, ma anche la cittadinanza, non hanno avuto la necessaria trasparenza e informativa sui tanti affidamenti esterni e sulle motivazioni che hanno spinto il CdA a modificare strada facendo il piano industriale originario” lo hanno Giovanni Mastroeni e Ivan Tripodi con Francesco Fucile e Michele Barresi rispettivamente segretari generali di Cgil e Uil Messina e delle categorie della Fp Cgil e Uiltrasporti.
“Divise ed operatori di aziende private si sono mischiate ai lavoratori di Messina Servizi senza che il management abbia avuto la decenza di informare le organizzazioni sindacali, violando norme e regole che vanno ben oltre la banale correttezza delle relazioni industriali. Temiamo che Messina Servizi, nel forsennato tentativo di inseguire le richieste del socio unico abbia più volte fatto il passo più lungo della e che con la bocciatura della Tari 2021 si sia trovata in un vicolo cieco da cui è complicato uscire e da questo ne e' scaturita una strumentalizzazione occupazionale prima e il tentativo di rimediare avviando ammortizzatori sociali adesso” hanno continuato Cgil e Uil.
“Un’azienda pubblica, gestita male e in difficoltà economiche tali da ricorrere ad ammortizzatori sociali rischia di mettere in gioco il valore della gestione pubblica del ciclo dei rifuti ed i tanti ricorsi ad appalti esterni di questi mesi confermano i timori dei sindacati. In soli due anni siamo passati dai 10 milioni di premio promessi dal Sindaco ai lavoratori per centrare gli obiettivi sul porta a porta, incentivi rimasti solo proclami da comizi elettorali, al ricorso alla cassa integrazione. Eppure i sindacati la sfida sul rilancio della produttività attraverso accordi specifici per rilanciare servizi e azienda l'hanno più volte lanciata senza avere riscontro dai vertici di MSBC. Perché? Occorre, pertanto, una complessiva riorganizzazione dell'azienda, che questo management non ha saputo o voluto fare, nonostante le richieste di confronto sulla pianta organica fatte dai sindacati, e con essa anche necessarie economie gestionali. Utilizzare i lavoratori e l’occupazione come elementi di ricatto o di vendetta è inaccettabile e lo respingiamo con forza e determinazione” hanno così concluso Giovanni Mastroeni e Ivan Tripodi, segretari generali di Cgil e Uil Messina, e Francesco Fucile e Michele Barresi, segretario generali della Fp Cgil e della Uiltrasporti.
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