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Messina, due giocatori dell’Acr accusati di violenza sessuale

L’inchiesta che riguarda i calciatori Clemente Crisci e Carmine Cretella. Il pm: hanno abusato sessualmente di una quattordicenne dopo averla attirata in casa. Ci sarebbe anche una terza persona non identificata

Due giocatori che militano in serie D nella squadra dell’Acr Messina, i diciottenni Clemente Crisci e Carmine Cretella, sono indagati dalla Procura di Messina per violenza sessuale aggravata su una ragazzina che all’epoca dei fatti - eravamo in pieno lockdown, nel novembre del 2020 -, aveva appena 14 anni.
I due calciatori professionisti sono stati infatti raggiunti da un atto di conclusione delle indagini preliminari con l’accusa di violenza sessuale aggravata dalla minore età della vittima firmato dal sostituto procuratore Roberta La Speme, che ha coordinato una lunga indagine dei carabinieri dopo la denuncia presentata ai carabinieri di Tremestieri dal padre della ragazza.
L’inchiesta è avvolta dal massimo riserbo e fino ad oggi non era trapelato nulla di questa vicenda.

Una terza persona con Crisci e Cretella?

Le indagini affidate a una sezione specializzata della squadra mobile della Questura puntano anche a identificare una terza persona che sarebbe rimasta coinvolta nella vicenda: è accusata di «avere impedito» alla ragazza di «uscire dalla stanza dove si trovavano». Nello stesso luogo dove, si legge nell’avviso di conclusione indagini, Crisci avrebbe «costretto» la minorenne a subire un abuso sessuale. La posizione di Cretella, secondo la ricostruzione della Procura di Messina, sarebbe sempre grave, frutto «di più azioni esecutive dello stesso disegno criminoso e commesse anche in tempi diversi», ma meno marcata rispetto al suo compagno di squadra.

E adesso l’inchiesta è ad una svolta con l’avviso di conclusione delle indagini preliminari, che preclude ad una eventuale richiesta di rinvio a giudizio dopo la fase dedicata dal pm ad ascoltare le argomentazioni difensive. I due giocatori potranno infatti chiedere di essere ascoltati dai magistrati con l’assistenza dei loro difensori oppure presentare memorie o altri atti, sempre nell’ottica difensiva per cercare di confutare le accuse.

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