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Santo Stefano, quella normalità che precipita nel buio: mamma e figlia impiccate

Bisognerà scavare nei turbamenti inconfessabili di una donna che, evidentemente, si sentiva con le spalle al muro

«Era una famiglia normale». Cominciano così molte storie che poi finiscono in modi atroci, tragicamente inaspettati, inaspettatamente tragici. Un modo per spiegare, provarci, il gioco più grande del destino, se davvero esiste, che ieri pomeriggio ha sconvolto Santo Stefano di Camastra.

La comunità, che nella dimensione misurata di un paese piccolo sa di famiglia. Di una famiglia come tante altre, semplice, a suo modo (ognuno ha il suo) integrata nel tessuto sociale. Simbiotica. Sempre insieme, tutti e tre, ovunque e comunque, i social sono testimoni di gesti dedicati alla devozione. Reciproca e triangolare.

Papà operaio, mamma casalinga e una figlia, un'unica figlia. Su cui riversare ogni attenzione, dalla quale allontanare ogni attenzione. Un senso di protezione nei confronti di un mondo che spesso è leggero nel valutare certe fragilità, che non ha gli strumenti o, semplicemente, non può immaginare.

Un sabato di ripresa e di resa quello stefanese. Quando la notizia ha cominciato a circolare, solo sgomento nel pensare a chi avevi visto appena qualche ora prima, affaccendata nelle solite cose giornaliere. E magari ci avevi pure parlato, l'avevi sentita “lottare” per quei pezzi d'anima di tutte le mamme: i figli.

Era lei la priorità, lei il centro dei suoi pensieri e dei suoi discorsi. Fine terza media, la scuola annessa al Liceo Artistico che avrebbe frequentato anche il prossimo anno, la scelta delle superiori Alessandra l'aveva già fatta. Ma non lo frequenterà, comanda un'altra scelta, quella presunta, definitiva di una donna che l'idea di un “oltre” non l'ha sopportata. O forse no. Se ci sono tracce di una volontà senza ritorno - perché saranno ossessivamente cercate dal senso comune e scrupolosamente dagli inquirenti - bisognerà scavare nei turbamenti inconfessabili di una donna che, evidentemente, si sentiva con le spalle al muro. Quel vicolo cieco che all’improvviso diventa buio, spegnendo irrimediabilmente l’interruttore della vita, trascinando con sé una creatura amata con tutte le forze di una famiglia. Quella che oggi non c’è più.

 

 

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