Si chiama “Servizio igiene della produzione, trasformazione, commercializzazione, conservazione degli alimenti di origine animale e loro derivati”. È una delle unità operative complesse dell’Asp, è guidato dal dott. Santi La Macchia ed è ridotto all’osso. Eppure, in questo 2020 che sembra finito sotto una cappa di malasorte, è chiamato agli straordinari da almeno una decina di giorni. Da quando, cioè, la Fase 3 messinese ha visto la salmonellosi scavalcare il coronavirus nella black-list delle ansie quotidiane.
I campioni analizzati
Una pasticceria, un deposito abusivo, un’altra pasticceria, un’altra ancora. Sembra quasi di assistere ad un nuovo bollettino. Ieri mattina l’Asp ha ricevuto gli esiti delle analisi effettuate sui campioni rilevati in una di queste pasticcerie, della zona centro-nord della città. «Una concentrazione altissima, enorme di batteri di salmonella», rivela il dott. La Macchia. Altissima. Enorme. Col risultato che quella pasticceria potrebbe avere le ore contate. Già, perché il locale è rimasto aperto, anche ieri, il giorno per antonomasia delle pasticcerie, per i messinesi. Stortura di un sistema nel quale l’Asp non può far altro che segnalare, ma poi spetta ad altri – in questo caso la magistratura – agire di conseguenza.
I nomi: una precisazione
Occorre una precisazione, seppur ennesima, per rispondere al più diffuso dei quesiti che, legittimamente, agitano la cittadinanza: la mancata diffusione dei nomi dei locali non dipende dalla volontà di questo giornale né di altre testate. Anche qui, spetta agli organi inquirenti autorizzarla. Si potrebbe definire anche questa, una stortura del sistema, ma tant’è.
L'articolo completo nell'edizione odierna di Messina della Gazzetta del Sud.
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