Il rumore di fondo è tornato. Messina ha riaperto i battenti. Le strade si sono riempite ancora di più. Le saracinesche di prima mattina in tanti le hanno rialzate, ed è come se con quel gesto meccanico prima di routine e ora di rinascita i commercianti avessero lanciato il cuore verso il cielo di domani, pieno zeppo di incognite.
Tra emozione e rabbia, tra voglia di ricominciare e sfiducia. Molti messinesi si sono riversati in strada, ma la ripartenza non è affatto facile. Dopo i settanta i giorni in cui le nostre vite sono state sigillate dentro le case, prigionieri ai domiciliari senza colpa alcuna.
Nello Stretto adesso si viaggerà di più ma non meglio, rimarranno i soliti problemi legati alla “dignità” del passeggero, e forse questa potrebbe essere l'occasione buona per riconsiderare un po' tutta la politica dei trasferimenti da una sponda all'altra, per realizzare quella conurbazione tra Reggio e Messina che, diciamoci la verità, di fatto non c'è mai stata e ancora non c'è.
L'articolo completo nell'edizione odierna di Messina della Gazzetta del Sud.
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