«I miei figli ancora non sanno nulla, uno fa il compleanno tra pochi giorni e non so come dirglielo. E’ uno strazio. Lui vorrei che fosse ricordato col sorriso e con la forza di volontà che aveva sempre. Io so che non doveva essere lì, ma in un altro posto. Forse l’hanno chiamato, un’emergenza, non lo so...».
Così Giada, la moglie di Giovanni Testaverde, una delle cinque vittime nell’esplosione della fabbrica di fuochi d’artificio nelle campagne di Barcellona Pozzo di Gotto, nel Messinese.
«L'ho accompagnato nella sede della ditta per cui lavorava - ricostruisce la vedova - e mi ha detto 'ci vediamo questa sera'. Sul letto ho ancora i suoi vestiti per la cena a cui saremmo dovuti andare quella sera, al suo rientro. Quando ho sentito il boato ho avuto paura, un sesto senso».
Giada ricorda il marito come un uomo «innamorato della sua famiglia». «Andava a lavorare sempre per 20 euro al giorno - sottolinea - e non guardava sabato, domenica, festivi per non farci mancare nulla. Non lo so che faremo, è uno strazio. Secondo me ci dovevano essere maggiori tutele, quelli dove erano non sono luoghi dove si può lavorare». Alla domanda se non sono stati rispettati tutte le norme di sicurezza, risponde: «secondo me sì».
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