Alle quattro di notte seduti a sentire il racconto dell'orrore nell'apparente “normalità” di due esistenze deviate. I ragazzi, le loro madri disperate, come arrampicati da una parte del vecchio tavolo di legno. E dall'altra magistrati e poliziotti. È accaduto questo domenica notte alla caserma Calipari della polizia, mentre i due ragazzi protagonisti della cruentissima rapina da “arancia meccanica” in un appartamento fino a quel momento tranquillo della via Tommaso Cannizzaro alta, nei pressi della salita S. Barbara, ripercorrevano in stanze separate tutto quanto è accaduto.
E la povera novantenne picchiata selvaggiamente e abusata era intanto ricoverata in ospedale in fin di vita. Un solo particolare. Agghiacciante. Prima di andarsene uno dei due ha inferto una tremenda ginocchiata in un occhio della poveretta. Poi l'hanno lasciata lì, sul pavimento, agonizzante.
I due ragazzi, nella prima fase delle indagini, rispondevano in concorso di rapina aggravata, lesioni gravissime e violenza sessuale di gruppo. Poi dopo gli interrogatori, lo scenario è parzialmente cambiato, in relazione alle loro dichiarazioni: non è più contestata la violenza sessuale di gruppo ma la violenza sessuale (ex. art. 609 bis c.p.) ad uno dei due, mentre all'altro solo il “concorso morale”, perché è stato dato atto che quest'ultimo non ha partecipato attivamente all'atto sessuale. Il 14enne è assistito dall'avvocato Giuseppe Carrabba, mentre il 17enne dagli avvocati Ernesto Marcianò e Alessandro Trovato. I due sono attualmente ristretti in una struttura detentiva minorile del Catanese.
In tema di minorenni la legge dispone ovviamente regole procedurali diverse che per i maggiorenni.
La libertà personale di un indagato o imputato minorenne può essere limitata dalla Polizia giudiziaria con l'arresto in flagranza, il fermo, l'accompagnamento in un ufficio di polizia; dal pm dei Minori con il fermo; dal giudice con alcune tipologie di misure cautelari: prescrizioni, permanenza in casa, collocamento in comunità, custodia cautelare.
Esistono poi le cosiddette “misure precautelari”, ovvero - a seconda della gradualità che si decide di applicare -, arresto, accompagnamento a seguito di flagranza e fermo. Ci sono poi le misure cautelari vere e proprie: prescrizioni, permanenza in casa, collocamento in comunità, custodia cautelare.
Per quanto riguarda poi le due tipologie principali di restrizione della libertà personale, ovvero arresto e fermo, bisogna fare dei distinguo: il potere di arresto in flagranza e di fermo è in ogni caso facoltativo ed è limitato ai cosiddetti “gravi delitti”. Per le misure cautelari invece il potere del giudice di disporle è sempre facoltativo, e la custodia cautelare in carcere è circoscritta ai delitti di maggiore rilevanza, sempre che sussistano gravi e inderogabili necessità istruttorie ovvero gravi esigenze di tutela della comunità.
Per quanto concerne invece le misure precautelari, ovvero arresto, fermo e accompagnamento, la prima opzione (arresto) è in ogni caso facoltativa: infatti gli agenti e gli ufficiali di Pg, nell'esercizio della facoltà di arresto, devono tenere conto della gravità del fatto, dell'età e della personalità del minore. Inoltre, l'arresto è consentito soltanto se il soggetto viene colto in flagranza di uno dei delitti per i quali è possibile ordinare la custodia cautelare.
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