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L'inchiesta Beta e la mafia a Messina, ecco le motivazioni della sentenza

Gli intercettati dell'operazione Beta

In abbreviato, il pentito Biagio Grasso si è beccato una condanna a 6 anni, 4 mesi e 20 giorni, con il riconoscimento dell’attenuante per i collaboratori ma non delle attenuanti generiche. E il gup Carmine De Rose, che ha deciso la pena, spiega i motivi: riconoscendogli «una “affectio societatis”» al gruppo Romeo-Santapaola «piena, incondizionata e non gravata da spasmodiche pressioni, minacce e intimidazioni, un concreto interesse, anche egoistico e poco solidale con altri imprenditori, come lui “messi in mezzo” in vicende legate a criminalità organizzata di stampo mafioso», il giudice ha tenuto conto «della pericolosità del contributo dato dallo stesso imputato al gruppo criminale e al suo consolidamento e rafforzamento».

Proprio l’imprenditore milazzese Biagio Grasso avrebbe avuto un ruolo di «primissimo piano» soprattutto nel settore degli affari nell’ambito dell’edilizia e degli appalti pubblici. Ciò trova conferma nelle deposizioni rese da quanto ha intrapreso il percorso di collaborazione con l’Autorità giudiziaria, dal luglio del 2017. Nello specifico, si è soffermato sull’operazione di riciclaggio di denaro di provenienza illecita, attuata attraverso la società Procoimm srl, per una somma di 40mila euro, e sulle vicende societarie e «la “girandola” di prestanome cui intestare le stesse», al fine di evitare provvedimenti di prevenzione.

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