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Cupola mafiosa a Messina: 14 anni all'avvocato Lo Castro, 13 all'imprenditore Borella. Tutti i nomi

Quattordici anni di reclusione all'avvocato d'affari Andrea Lo Castro, 13 anni all'imprenditore Carlo Borella. Condanne pesantissime al processo di primo grado per l'operazione Beta, per i riti ordinari sulla cupola mafiosa che per anni ha infettato Messina. Ventinove erano state le richieste di condanna, alcune molto pesanti, anche per gli imputati eccellenti, una soltanto d’assoluzione. E la sentenza ricalca sostanzialmente le richieste della Procura. Si chiude così oggi in primo grado uno dei più importanti processi degli ultimi anni che ha toccato al cuore la vera architrave mafiosa cittadina e quel “mondo parallelo” di funzionari pubblici, imprenditori, prestanome e affaristi senza scrupoli e di ogni genere che dominavano le scene di appalti e lottizzazioni, lasciando gli altri “traffici abituali” al gruppo mafioso dei Romeo-Santapaola.

Tra i vari tronconi che si sono sviluppati da questa inchiesta quelli definiti con il rito abbreviato sono già quasi conclusi nei tre gradi di giudizio, e a parte qualche aggiustamento e assoluzione di rilievo in appello, il nucleo centrale delle accuse con i suoi vari corollari è rimasto praticamente intatto.

Erano stati i due magistrati della Dda Liliana Todaro e Fabrizio Monaco, il 13 ottobre scorso, a formulare la requisitoria. Sullo sfondo sempre i verbali del pentito Biagio Grasso, prima imprenditore e poi gran disvelatore del “mondo parallelo” tra mafia-politica-affari.

Questo è un processo intorno al quale accanto ai cosiddetti “mafiosi tradizionali”, ovvero le varie propaggini del clan Romeo-Santapaola, erano coinvolti anche parecchi colletti bianchi. Tra loro c'erano, accusati di concorso esterno all’associazione mafiosa, anche l’imprenditore Carlo Borella, ex presidente dei costruttori di Messina, e l’avvocato d'affari Andrea Lo Castro. Poi anche, per corruzione, il tecnico comunale di Messina, l’ing. Raffaele Cucinotta, e l’imprenditore Rosario Cappuccio, per estorsione.

I giudici dopo una lunga camera di consiglio hanno disposto complessivamente 21 condanne, che vanno dai 16 anni fino a un anno e 3 mesi. Ecco il dettaglio. Condannati a 2 anni e 8 mesi ciascuno Giuseppe Amenta, Domenico Bertuccelli, Salvatore Boninelli, Salvatore Galvagno, Carmelo Laudani e Salvatore Piccolo. Condannati a 13 anni Stefano Barbera e l’imprenditore Carlo Borella, ex presidente dei costruttori di Messina. Sono stati inoltre condannati il funzionario comunale Raffale Cucinotta a 9 anni, Silvia Gentile a 3 anni e 2 mesi, Guido La Vista a un anno e 3 mesi, l’avvocato Andrea Lo Castro a 14 anni, Franco Lo Presti a 3 anni, Fabio Lo Turco a 10 anni, Gaetano Lombardo a 3 anni e 6 mesi, Alfonso Resciniti a 2 anni e 6 mesi, Francesco Romeo a 16 anni, Pietro Santapaola e Vincenzo Santapaola (cl. 63) a 12 anni ciascuno, Ivan Soraci e Michele Spina a 12 anni e 8 mesi ciascuno.
Sono stati invece assolti da tutte le accuse: Antonio Amato con la formula «perché il fatto non costituisce reato», e poi con formula piena, ovvero «per non aver commesso il fatto», Antonino Di Blasi, Giovanni Marano, Benedetto Panarello, Vincenzo Santapaola (cl. 1964), Filippo Spadaro e Paolo Lo Presti. I giudici hanno poi deciso il “non doversi procedere” per l’imprenditore Roberto Cappuccio, dopo che hanno proceduto alla riqualificazione del reato originario in “Esercizio arbitrario delle proprie ragioni”, dichiarando il difetto di condizioni di procedibilità.

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