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Corrispondenza non recapitata, indagati quattro dipendenti

Corrispondenza non recapitata, indagati quattro dipendenti

Disservizi: molti. Proteste: tantissime. Così Poste Italiane è finita inevitabilmente al centro delle invettive dei clienti. Tra i nodi da sciogliere quello del mancato recapito della corrispondenza, che per mesi è rimasta accatastata nei centri di smistamento cittadini. Anomalia, questa, su cui ha acceso i riflettori la magistratura, complici le denunce partite dalle colonne della “Gazzetta del Sud” e i successivi sospetti sollevati dalle organizzazioni sindacali.

Il sostituto procuratore Antonio Carchietti ha aperto un fascicolo, con l’obiettivo di chiarire eventuali fattispecie criminose accompagnate da responsabilità. Nell’ufficio del pm sono stati già sentiti, in particolare, alcuni impiegati dell’azienda. L’inchiesta continua a spron battuto e fino al momento trapelano solo pochi particolari. Ad esempio, è notizia di poche ore fa la richiesta da parte dello stesso magistrato titolare del fascicolo di una proroga delle indagini (effettuate dalla sezione di polizia giudiziaria della polizia di Stato), della durata di sei mesi, con contestuale iscrizione nell’apposito registro degli indagati di quattro persone. Sarebbero dipendenti in forza al centro di smistamento di via Olimpia, quello in cui fino a poco tempo fa erano costretti a recarsi i cittadini residenti in centro e nella zona nord anche in caso di raccomandate non consegnate dai portalettere. L’ipotesi di reato è favoreggiamento.

Ma chi avrebbero coperto? E di quali condotte illecite si sarebbero macchiati? Sotto la lente degli inquirenti ci sarebbero la grande quantità di posta rimasta inevasa, parte della quale, stando ad alcune denunce tutte da confermare, qualcuno avrebbe perfino fatto “sparire” con modalità varie. Questo per eludere i controlli dei vertici di Poste italiane e dimostrare in tal modo la piena efficienza dell’ufficio. Eppure i messinesi hanno percepito ben altro. Hanno vissuto sulla loro pelle la mancata consegna di atti importanti, di bollette da pagare. E in qualche circostanza si è scoperto di corrispondenza abbandonata nei cassonetti. Emblematico il caso di Camaro. Sul finire della scorsa estate, alcuni residenti della zona, in particolar modo del complesso “Mito”, hanno trovato lettere sigillate all’interno di un cassonetto per la raccolta dei rifiuti solidi urbani, hanno scattato delle fotografie e allertato la polizia. Ma quando le Volanti sono giunte sul posto, sconosciuti avevano già fatto piazza pulita.

Sul caso, tra le altre cose, hanno acceso più volte i riflettori le parti sociali. La Slc-Cgil ha puntato l’indice sullo «sfascio totale del servizio di recapito della posta nei due centri di distribuzione del capoluogo peloritano», con cittadini esasperati per la mancata ricezione di bollette, fatture commerciali, raccomandate e atti giudiziari. Il sindacato ha quindi parlato di paradosso: «Non sono più i postini a consegnare la posta a domicilio, ma i cittadini che si recano in via Olimpia, o a Pistunina, a chiedere se possono avere la corrispondenza». Sulla stessa lunghezza d’onda la Slp Cisl, che a più riprese ha evidenziato le numerose problematiche del settore recapito.

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