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Le due vite di Daniele. "Fino a 19 anni camminavo, questa carrozzina non cambierà i miei piani"

"Io fino a 19 anni camminavo, ho fatto tutta la scuola sulle mie gambe e mi riporto ancora tante cose dalla vita precedente che avevo". Una vita in due o due vite in una. O forse quello che apparentemente è un punto di rottura in realtà è solo una congiunzione tra un prima e il dopo. Comunque la si veda, la storia di Daniele Villanti, 25enne stefanese, è un racconto di luce al di là della "croce". Che quella malformazione con cui è nato potesse risvegliarsi in qualsiasi momento l'ha sempre saputo. Gli avevano detto che l'adolescenza sarebbe stata il pericolo da superare, quella fase di sviluppo avrebbe potuto essere determinante. Invece nulla. Invece tutto è successo durante la gita dell'ultimo anno. La prima mattina, il primo risveglio a Budapest, i primi segnali. "Non sentivo più il caldo e il freddo, nel giro di 4 ore facevo già fatica anche a salire un gradino". Chiaro, inaspettato ma chiaro. Che da lì a poco sarebbe stato necessario riorganizzarsi, che di lì in poi nulla sarebbe più stato come prima, ma non peggio, diverso.

Oggi che Daniele siede su una carrozzina ha un posto nella squadra di scherma paralimpica di Palermo ("100km andata e 100 ritorno, ora parto in treno, una persona si è resa disponibile ad accompagnarmi dalla stazione alla palestra e viceversa"), i Campionati Nazionali 2022 disputati a Macerata, la preparazione per quelli del 2023 a Catania, un premio che riconosce valore sociale della sua attività ("neanche immaginavo di poterlo ricevere, ma non faccio quel che faccio per ottenere qualcosa, quanto per raggiungere un obiettivo mio, per dare un senso a quello che le persone in carrozzina possono fare").

Puntare a quello che si può invece che fermarsi a quello che non si può più fare, questo è il punto. "Superare i limiti, anche quelli di una famiglia apprensiva, accettare di essere mio malgrado al centro dell'attenzione. L'aiuto è una risorsa se non è esagerato, se lascia la libertà di farti arrivare da solo dove vuoi andare. Poi, se non riesco, lì chiedo. Perciò le persone che ho accanto sono fondamentali, perché mi hanno aiutato ascoltandomi.". In questa vita Daniele si è portato la musica. "La banda, continuare a suonare fuori (grazie a mio fratello o a mio papà che mi spingono avanti) mi ha sbloccato. Ci sono cose che non riesci a dire ed altre che non sarebbero comprese. Lo strumento è uno sfogo".

Quel momento in cui ha capito che qualcosa stava cambiando, che quello di prima non ci sarà più ti manda in tilt. "Pensavo al futuro e si è cancellato tutto. non sai come sarà, si smonta ogni certezza. Tutto si cancella, devi imparare tutto daccapo. Ci sono 2 tipologie d'approccio: cancellare completamente il passato e ripartire da zero, dimenticando com'era camminare. O ripartire da lì".  Guidare l'auto è stato un passaggio fondamentale, "è troppo importante sentirsi indipendenti, più ancora che esserlo" ("e per fortuna ora a S. Stefano i parcheggi per disabili ci sono, ma intorno è pieno di luoghi fuorilegge. Entrare in un posto e non poter andare in bagno, voler raggiungere i tuoi amici ma ci sono le scale... non avere le stesse possibilità degli altri è difficile da accettare. Ho amici che per farmi fare esperienze mi hanno portato su in braccio, ho fatto viaggi con la squadra, con la banda, processioni..."). I piani non sono cambiati... o meglio, "li ho cambiati mantenendoli. Siamo tutti sempre a confronto, io adesso sento di non doverlo più fare. Stare in un'altra posizione, messa così, può addirittura risultare un vantaggio. Ora mi sento in un posto più mio".

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