Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

"Quell'ambulanza che non arrivava mai", la rabbia della dottoressa che ha assistito Olga Cancellieri

Quando nel vicino ritrovo si è sparsa la voce che poco distante c’era stato un incidente, Alessandra Finocchiaro, medico fisiatra e chirurgo pediatra in servizio all’Ortopedico di Ganzirri, non ha esitato un solo istante a lasciare il tavolo dov’era seduta con altri amici e vedere se c’era bisogno di lei. “Mi è sembrato normale, ho visto delle  persone accorrere e mi sono unita a loro. Non ho capito subito quello che era successo. Ho camminato velocemente e quando sono arrivata lì, in realtà, non mi sono accorta della signora che era a terra perché era coperta dalle due moto. Ho invece visto il ragazzo zoppicare e nei pressi un signore, credo di nazionalità filippina, che mi ha detto che i danni più gravi li aveva riportati la donna”.

A quel punto cosa ha fatto? In che condizioni ha trovato la signora Cancellieri?
"La signora era riversa sul marciapiede che faceva ad angolo, con una pozza di sangue sotto la testa. Un quadro terrificante. Ho detto a chi mi stava vicino di chiamare subito il 118 perché la situazione era gravissima e mi sono sentita rispondere che la chiamata era già stata fatta.  La signora non si poteva muovere perché in questi casi è meglio non farlo qualora avesse riportato danni alla colonna vertebrale. Mi sono subito assicurata che avesse aperte le vie aeree, è la cosa più importante in questi casi. Era viva, respirava ed aveva polso”.

Insomma non restava che aspettare un’ambulanza…
"Urlando, invitavo delle persone a richiamare il 118 e nel frattempo, da un palazzo limitrofo, è arrivato un collega con i quale ci siamo guardati in faccia e convenuto che la donna non si poteva toccare da dove si trovava ma bisognava attendere i soccorsi con le opportune attrezzature. Quando andava in arresto la scuotevamo, eravamo pronti al massaggio cardiaco ma lei continuava respirare, e lo ha fatto per 38 minuti. Non era cosciente, ma aveva il battito. La chiamavo, le tenevo la mano, ma non era cosciente. Anche due infermieri di sala operatoria che passavano da lì si sono fermati per mettersi a disposizione, ma dell’ambulanza nessuna notizia".

E quanto avete atteso?
"Tanto, troppo. In quei momenti sembra un tempo infinito. Ci dicevano “ sta arrivando, sta arrivando”, ma il tempo scorreva. Quando è arrivata la prima ambulanza, che ha parcheggiato sulla via Tommaso Cannizzaro, la nostra speranza è che avesse a bordo un kit di intubazione. Nell’emergenza questa operazione l’avremmo fatta io e il mio collega. Ma, purtroppo, non solo non avevano il kit, ma neanche un collare per immobilizzare la signora".

E quindi?
"Abbiamo aspettato la seconda ambulanza, ma quando è arrivata quella medicalizzata ormai era troppo tardi, la signora non aveva più il battito. Non c’era più nulla da fare”.

Avete fatto il possibile, con i mezzi che avevate…
“Glielo abbiamo fatto capire in tutti i modi al centralino del 118 che era un caso da codice rosso e ci hanno mandato un’ambulanza non medicalizzata, che in questi casi è uguale al nulla. Una cosa assurda, eravamo in una via del centro e non erano ancora le 21 quando questa tragedia si stava consumando”.

L’arrivo tempestivo di un’ambulanza attrezzata avrebbe potuto salvare la vita alla signora Olga?
“Io non so se la signora sarebbe sopravvissuta, il trauma alla testa era importante, però, io penso che la dignità di una persona debba essere rispettata. Non si può far morire sull’asfalto una persona senza che arrivi un mezzo di soccorso per tentare quantomeno di provare a salvarle la vita. Se fosse stato uno di quei casi in cui la paziente era trasportabile, l’avremmo accompagnata noi in auto al più vicino ospedale. L’unica cosa da fare era l’intubazione per alimentare una speranza”.

Il marito della signora Olga l’ha chiamata?
"Sì, ho parlato con il marito, voleva sapere se la moglie era cosciente, se ha capito che stava morendo e soprattutto, voleva avere la conferma che non fosse morta da sola".

Cosa le resta di questa esperienza?
"Sono cose che non si possono accettare. Faccio questo lavoro da 20 anni e questo non lo posso accettare. Non so se la  signora sarebbe morta ugualmente, ma non in questo modo. Assolutamente".

Persone:

Caricamento commenti

Commenta la notizia