Davanti a uno degli ingressi del Gran Camposanto, nascosto dietro ai venditori di fiori, c'è un vialetto di sterpaglie che porta a un garage. Lì dentro, senza luce, né acqua, vive Vittoria che il cimitero, ormai, ce l'ha dentro.
Sei anni fa è cominciato il suo inferno: la separazione dal marito, la “cacciata” da casa e prima ancora le vessazioni che nessuna donna vorrebbe mai raccontare di aver subito. Sei figli, ma nessuno si fa sentire da un anno a questa parte, solo la minore. Che, però, non può aiutarla, anzi chiede a lei spesso aiuto. Un mobile su cui accumula farmaci: per la pressione, per il cuore, antidolorifici, antibiotici, antidepressivi, ansiolitici.
Si fa la “doccia” grazie a un serbatoio che viene riempito d'acqua dai vicini, con quello lava a mano piatti e lenzuola. Non ha un frigo. Carica il cellulare grazie ad alcune famiglie che le concedono di poter usare la loro corrente elettrica. E' sola e isolata. Ha paura di stare male, perché nessuno la sentirebbe chiedere aiuto.
In passato ha vissuto in macchina ed è stata accolta anche dalla comunità dei rogazionisti, è seguita dai servizi sociali comunali e di recente l'assistente sociale le ha consigliato di fare richiesta per una casa negli uffici del Palacultura. Ma Vittoria si confonde, non ha dimestichezza con le pratiche burocratiche e il solo avvicinarsi a un luogo che non conosce la disorienta.
Le è stato proposto anche un alloggio di transito, ma l'impatto con quella realtà l'ha sconvolta: racconta che c'erano uomini in preda ai fumi dell'alcool che l'hanno atterrita. Le avevano assegnato una stanza, ma gli ambienti dedicati ai servizi sono comuni, così si è impaurita a restare a contatto con gli altri ed è scappata via.
Ha provato a cercare una casa in affitto, ma vive con il reddito di cittadinanza e per questo le porte le sono sempre state sbattute in faccia.
"Conosciamo bene la situazione della signora - afferma l'assessore alle Politiche Sociali Alessandra Calafiore - abbiamo provato a tirarla fuori da quello stato, le abbiamo prospettato un percorso di inserimento negli alloggi di transito e contemporaneamente l'avvio di una serie di servizi di supporto psicologico che puntano all'emancipazione, ma purtroppo li ha rifiutati e in questo momento non abbiamo a disposizione alloggi da assegnare. C'è un'oggettiva difficoltà a reperirli nonostante ci siano dei sostegni abbinati al reddito di cittadinanza. Nei prossimi giorni sarà comunque ricontattata dall'assistente sociale innanzitutto per supportarla nella presentazione della domanda e per convincerla ad inserirsi in un percorso di tirocinio d'inclusione".
“Chiedo solamente che mi trovino un minialloggio - dice Vittoria con le lacrime agli occhi - lo pagherò con il reddito di cittadinanza, non voglio soldi, ma campare degnamente, con una doccia e la luce, sono stanca, non ho nulla, ne' un frigo, ne' un armadio, ne' una presa elettrica per caricare il cellulare in caso di bisogno. Chiedo al sindaco, che ho già disturbato tante volte e questo mi dispiace, di aiutarmi ad avere una casa con la luce in un luogo in cui posso chiedere aiuto perché se sto male la mia voce cade nel vuoto, perché in questo garage se ho bisogno e grido non può sentirmi nessuno”.
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