Un lungo excursus cominciato con un accenno alle prossime elezioni metropolitane, all'importanza dell'attività svolta sino ad oggi a Palazzo dei Leoni per "salvare" le ex casse provinciali. Poi la lettura della lettera inviata al presidente dell'Ars in occasione delle dimissioni da deputato regionale. E anche un'ovvia parentesi su quanto "rivoluzionato" all'interno del Palazzo municipale, soprattutto con le battaglie, anzi i veri e propri scontri, con dirigenti e personale. Così è cominciata la "maratona" sulle dimissioni di Cateno De Luca.
"E' vero che qualcosa non è andata come volevo - ha detto il sindaco dimissionario - ho scelto gli uomini delle partecipate e a loro dico grazie, come anche a tutti quei dipendenti che hanno accettato la mia sfida. Nessuno può dire che io non sia stato un vero sindaco, invece ho riscontrato un atteggiamento assurdo da parte delle altre istituzioni. Ad esempio sulle vergognose vicende del Palagiustizia, della Real Cittadella e delle baracche, i 5 Stelle e il Pd hanno preso in giro la città, che è stata vilipesa dalle proprie rappresentanze politiche e parlamentari".
Le prime dimissioni
De Luca ovviamente ha parlato anche dell'accesa dialettica col Consiglio comunale che "già dall'inizio del mandato - ha detto - aveva cominciato a deragliare. Ho annunciato la prima volta le dimissioni il 4 settembre del 2018, dicendo che mi sarei dimesso se entro il 30 se non veniva definito un regolamento sui lavori d'aula per accelerare l'attività amministrativa. Già allora ero intenzionato ad andare via e ho presentato le dimissioni il 28 settembre. Poi ci iniziò il percorso del Salva Messina che iniziò il 4 ottobre e fu approvato il 15 ottobre. L'abbiamo spuntata anche sul regolamento e dopo aver portato a casa il risultato le ho ritirate".
La seconda fase
"Abbiamo risanato i conti, da oltre 500 milioni di euro, siamo scesi a 160 anche grazie al riconoscimento di debiti fuori bilancio. Ci sono consiglieri comunali, però, che non ne hanno votato neanche uno. E poi fanno le sceneggiate sui bilanci, ma senza dire la verità, ovvero che li devono approvare per non andare a casa" ha attaccato ancora il sindaco. Poi c'è stato il Cambio di passo, chiesto perchè, sempre i consiglieri, secondo De Luca: "stavano cercando di sabotare la messa in liquidazione di Atm e poi c'erano ancora delle modifiche regolamentari che avevo chiesto e che non sono mai state accolte, come il non considerare più le astensioni come voti negativi. Ma questa modifica in Consiglio comunale non è stata mai portata. Abbiamo approvato il Cambio di passo, ma è arrivata la pandemia. E qualcosa di quello che avevamo pianificato siamo riusciti a portare a termine soprattutto sul fronte dell'Amam e della Messina Servizi".
O con me o con La Paglia
"Durante la seduta sulla mozione Pergolizzi vi siete però resi protagonisti di una manifestazione di disprezzo nei confronti della città e della mia persona - ha detto ancora rivolgendosi ai consiglieri comunali - vi siete schierati a fianco di personaggi incapaci, di chi ha fatto soffrire ancora di più la città in un momento delicato, vi siete schierati a fianco dei poteri forti. Ho sentito il fiato sul collo di certi ambienti, sono stato isolato. Sono arrivate anche certe lettere che sono collegate nella strategia che chi tocca la sanità muore. In consiglio comunale non si è raggiunto neanche il numero legale quando, il 16 di gennaio, si doveva discutere proprio sulla gestione dell'emergenza Covid. Nella mangiatoia - ha detto ancora De Luca - ci sono tante persone che fanno pressioni sui consiglieri comunali che non si sono dimostrati liberi. Cosa dovevano fare invece? Magari presentare una mozione di sfiducia. Invece di starmi a fianco non hanno proferito parola, ne' dato solidarietà a un sindaco che era bersagliato. E siamo arrivati al 15 di gennaio con la mia plateale presa di posizione delle dimissioni, con il mio non ci sto più, non ci sto più". E quando finalmente, dopo oltre due ore di excursus, De Luca è arrivato ai giorni nostri "a causa di un problema tecnico" il responso sulle dimissioni è stato rinviato alle 23.
La fine e l'inizio
Tornato in "scena" De Luca ha continuato ad avanzare sul terreno di scontro con il dirigente dell'Asp Paolo La Paglia citando una norma regionale che prevede, con decreto motivato dall'assessore regionale della Sanità, l'istituto della sospensione dei manager nelle more di un procedimento di revoca dell'incarico e chiedendo come mai non sia stato applicato: "Ci sono stati tutti i motivi per considerare quantomeno omissiva la gestione dell'emergenza sanitaria a Messina, basti pensare ai posti letto" ha detto De Luca che ha aggiunto: "Si stava lanciando un'operazione nei miei confronti, noi siamo stati richiamati per la vicenda che riguarda gli sciatori dal procuratore Maurizio De Lucia, perché avevamo ottenuto l'elenco e secondo la Procura non potevamo farlo. L'indagine sugli sciatori è a Reggio Calabria perchè c'è una incompatibilità col Tribunale di Messina, vuol dire che c'erano dei magistrati. Non riteniamo di aver travalicato nella nostra attività di indagine con la polizia municipale. Forse in questo momento mi sto condannando con le mie mani". Il sindaco ha parlato, infine, di "consorterie" e "avvertimenti quasi occulti" che avrebbero puntato a "provocarlo" per farlo dimettere e commissariare la città. "I consiglieri - ha aggiunto - possono presentare una mozione di sfiducia quando vogliono dal momento che non hanno votato un atto, la mozione Pergolizzi, che chiedeva il ritiro delle mie dimissioni. Per il Consiglio comunale quindi non dovrei essere più sindaco, volevo portare alle estreme conseguenze Musumeci e Razza che hanno rallentato la questione La Paglia pensando che io mi dimettessi e lasciassi a loro Messina. Le condizioni per il ritiro delle mie dimissioni erano due: la riduzione dei contagi e la rimozione di La Paglia, se i contagi si sono ridotti, sull'altro fronte succederà un Catemoto adesso. Non lascio che mettano le mani sulla città. Sarò il primo a fare una campagna elettorale contro di voi" ha detto rivolgendosi ai deputati messinesi. E l'occasione, la prima utile, sarà appunto la chiamata alle urne per la Città metropolitana.
Un minuto prima della scadenza De Luca ha strappato le dimissioni e annunciato che non sarà più presente in Consiglio comunale fino a quando sarà ancora presidente Claudio Cardile e non verrà tolta la norma che regola l'astensione, nel frattempo le deleghe del sindaco saranno suddivise tra gli assessori Carlotta Previti e Dafne Musolino.
Alla fine di questa pantomima una domanda sorge spontanea: ma Messina ha bisogno di questo teatrino? Spettacolo di cui si sarebbe volentieri fatto a meno. Come si può rendere una cosa seria – l’ipotesi di lasciare una città senza sindaco – in una burla?
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