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La ministra Bernini all'anno accademico a Messina: "Lavoriamo per far tornare i talenti"

L’Università come elemento “detonatore”. Delle potenzialità, delle competenze, delle risorse, dei territori. E delle differenze, da valorizzare traendone elementi capaci di consentire da un lato a ciascun Ateneo di trovare e perseguire la sua vocazione, garantendo al tempo stesso uguali standard di formazione.  Parte da Messina e dal Sud la strategia, volta a colmare gap storici e divari drammatici, tracciata nell’ambito della cerimonia d’inaugurazione  dell’anno accademico 2022-2023 dell’Università di Messina, tenutasi  nell’Aula Magna “Vittorio Ricevuto” del Polo Papardo alla presenza della ministra dell’Università Anna Maria Bernini.

La cerimonia, alla quale hanno preso parte rettori e rappresentanti di Università italiane e straniere, ha avuto inizio con la lettura di un messaggio, inviato per l’occasione, a firma del Cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato di Papa Francesco. Con la sua lettera, il Pontefice esorta coloro che svolgono la missione educativa "a proseguire con rinnovato spirito di dedizione nella formazione integrale dei giovani, affinché siano essi stessi artefici della costruzione di una società accogliente e fraterna, aperta al dialogo costruttivo e promotrice dei valori cristiani".

La relazione del rettore Cuzzocrea

Ad aprire la cerimonia il rettore, prof. Salvatore Cuzzocrea: ”È una grande emozione avervi qui all’Università di Messina per l’inaugurazione dell’anno accademico 2022/23, il 475° dalla sua fondazione. Un’emozione che non nascondo; la stessa che ho provato nel 2018 subito dopo la mia elezione.  Da allora, sono trascorsi cinque anni ricchi di gioie e di soddisfazioni per i risultati raggiunti, ma anche di preoccupazioni e di ansie per i momenti drammatici vissuti e che tutti insieme abbiamo superato e per questo vi ringrazio. Eppure, nel 2018, quando è iniziato questo rettorato, ci sembrava di essere in equilibrio, poi si è rotto, perché era instabile ed era dovuto a limiti superati senza governarne le conseguenze.

 Aumentato il numero di studenti di dottorato

“Ora è proprio al limite che deve stare l’Università: alla frontiera. Affrontarlo significa quindi trovare una condizione di equilibrio, non facile, tra audacia e consapevolezza, tra libertà e democrazia, tra futuro e tradizione.  All’Università di Messina, negli ultimi anni, abbiamo vissuto momenti difficili e preso decisioni complesse, cercando di ristabilire, il prima possibile, un punto di equilibrio all’interno della nostra comunità, a partire dalla formazione, che rimane la nostra prima responsabilità. Ed è proprio per questo che negli ultimi cinque anni abbiamo aumentato il numero di studenti di dottorato portandoli nel complesso a circa 500 unità, avviato 17 nuovi corsi di laurea e raddoppiato il numero di brevetti e di startup; ad oggi abbiamo in corso progetti su bandi competitivi per un valore di oltre 5 milioni di euro. L’Università di Messina ha superato molti limiti, si è spinta ancora più avanti nella didattica, nella ricerca, nell’innovazione, in una continua rincorsa e nel superarli abbiamo chiesto ai nostri studenti e alle nostre studentesse un impegno sempre maggiore e sforzi importanti e la loro risposta è stata ogni giorno sorprendente.

Far correre le eccellenze o ridurre i divari?

Ma se parliamo di desiderio di spostare i confini, il nostro pensiero non può che dirigersi verso la ricerca scientifica che, per sua stessa natura, incarna la volontà di andare oltre e di puntare ancora più in alto. L’ambizione dell’Università di Messina e della sua Amministrazione è quella di essere riconosciuta, in Italia e all’estero, come una Research University.  Una ricerca che deve indagare i limiti del proprio operato, quelli che non può e non deve superare, in equilibrio tra i bisogni dell’individuo, della collettività e dell’ambiente. Non meno importanti, per questo motivo, sono state le attività in tema di sostenibilità, nei confronti del quale l’Ateneo ha profuso un costante impegno orientato su più direzioni.

Spesso poi ci chiediamo se sia meglio “far correre le eccellenze” o “ridurre i divari, come se si trattasse di traiettorie alternative. Credo invece che la soluzione sia quella di valorizzare le differenze per non appiattire il Sistema. Dobbiamo cioè avere il coraggio di stabilire un equilibrio, non semplice, tra quelle realtà che corrono a livello internazionale e quelle che assolvono un compito altrettanto importante, ovvero servire il proprio territorio. Come tutti gli Atenei italiani, quindi, anche l’Università di Messina deve seguire una sua vocazione, una sua visione e una missione da portare a termine.

L’internazionalizzazione che rafforza le relazioni

Parto dall’internazionalizzazione, una spinta che ci ha permesso di rafforzare le relazioni in Europa e di incrementare il numero di studenti stranieri e quello dei docenti internazionali; la determinazione di questa Amministrazione ha dato impulso a quella che non può non essere se non una naturale propensione all’architettura e alla qualità degli spazi che ci ha portato ad investimenti importanti sul fronte dell’edilizia: dagli spazi verdi del Rettorato, a Palazzo Mariani, dal Dipartimento di Civiltà Antiche e Moderne, alla Banca d’Italia, solo per citarne alcuni. Abbiamo avviato e completato, in piena pandemia, decine di cantieri, ma abbiamo ancora tante preoccupazioni: la prima riguarda proprio l’accoglienza. Oggi a Messina grazie a questa amministrazione l’Università disporrà del Primo Student Hotel (il Liberty dotato di 102 posti letto), di una nuova residenza per studenti (Hotel Riviera) dotato di 100 posti letto e di una residenza all’interno del Policlinico universitario che ospiterà circa 200 studenti, ma che, tuttavia, di fronte al fenomeno del “caro affitti”, sono ancora una goccia nell’oceano. Tra tentativi ed errori, in questi cinque anni abbiamo fatto un lungo viaggio. Abbiamo tratto degli insegnamenti. Abbiamo capito che non possiamo sederci né accontentarci. Non siamo arrivati ovunque. Abbiamo mancato obiettivi, ma non abbiamo mai deviato la rotta. Ed è con lo sguardo rivolto al futuro, non soltanto del mio prossimo anno, con la certezza che l’Università di Messina, nella ricchezza delle sue persone e dei suoi talenti, saprà superare nuovi limiti, stabilire nuovi equilibri, disegnare nuovi orizzonti".

Sono successivamente intervenute Simona Calabrese e la giovane iraniana Sara Borji, rappresentanti della  comunità studentesca, a cui ha fatto seguito l’intervento della Ministra dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini.

Simona ha rimarcato la vocazione internazionale dell'Ateneo rivendicando, con orgoglio, la scelta di proseguire gli studi a Messina e sottolineando i passi avanti compiuti sul versante dell'orientamento in uscita e della politica studentesca, sempre più centrale e considerata. Sara ha raccontato la percezione di UniMe da parte degli studenti internazionali soffermandosi, poi, sulle sfide - ancora in corso - intraprese dalle donne iraniane per accedere all'istruzione.

Bernini: "Omogeneità di formazione"

A ribadire il valore della tema scelta la ministra Bernini, che ha richiamato, citando la figura illustre di Gaetano Martino, la necessità di garantire una omogeneità nei parametri e nella formazione, rinsaldando il rapporto con le imprese necessarie per fortificare le infrastrutture di ricerca e porre solide basi all’attuazione reale del Pnrr. La ministra ha accennato all’impegno in corso per un ”pacchetto ricercatori” finalizzato a far rientrare le eccellenze all’estero, ha ricordato che non c’è diritto allo studio senza infrastrutture  e supporto logistico. Ha quindi plaudito alla proficua interlocuzione con la Crui.

La ministra ha chiosato ribadendo il valore anche degli errori. “Meglio sbagliare e far tesoro dei propri errori. Quando tutto va bene capita di essere supponenti” ha sottolineato rivolgendosi alle giovani generazioni anche  per smorzare uno stress da perfezione che sovente porta a solitudine, disagio paura. “Non è il diploma di laurea o il voto a fare la differenza – ha ammonito – la vita non è un gara dei 100 metri, ma una maratona. Una partita da vincere con lavoro di squadra”.

L’inaugurazione dell’anno accademico è proseguita con il conferimento del Dottorato di Ricerca honoris causa in Biologia applicata e Medicina sperimentale alla dott.ssa Diana Bracco, Presidente e Amministratrice delegata del Gruppo Bracco e già vicepresidente Ricerca e Innovazione di Confindustria.

“Oggi nell’era della genomica è in corso una rivoluzione che porta a una medicina sempre più ‘personalizzata’ o meglio ‘di precisione’: una medicina, cioè, che pone al centro le caratteristiche della malattia nel singolo paziente per definire la terapia più appropriata al momento giusto del percorso clinico”, ha affermato Diana Bracco nella sua Lectio Doctoralis su “Presente e futuro della medicina personalizzata e dell’imaging di precisione”

La Laudatio è stata affidata alla prof.ssa Maria Cristina Messa, Ordinaria di Diagnostica per immagini e Radioterapia presso l'Università degli Studi di Milano-Bicocca e già Ministra dell’Università, la quale ha tracciato il notevole profilo professionale dell'imprenditrice milanese sottolineando il valore dell’equilibrio di genere nelle Stem.

Agli intervenuti, il rettore ha consegnato la felpa con logo UniMe. Gli intermezzi musicali nel corso della Cerimonia sono stati curati dal Coro di Ateneo e dall’Orchestra del Conservatorio “Arcangelo Corelli”: e proprio alle Afam la ministra si è rivolta sottolineandone il valore formativo.

Presente la preside della facoltà di economia dell'università di Kiev Yuliia Honcharova. Dottorato honoris causa a Diana Bracco, introdotta dalla già ministra del Mur Maria Cristina Messa. Emozionante l'intervento della studentessa iraniana Sara Borji.

Il discorso della studentessa iraniana Sara Borji

"È un piacere per me essere qui in qualità di studentessa internazionale del Corso di studi di Scienze Politiche all’Università di Messina. Per chi come me da molto tempo è appassionata a questo campo di studi, posso dire con certezza di essere orgogliosa di far parte di questo Ateneo. La mia passione per le Scienze Politiche è iniziata in giovane età, perché mi ha sempre affascinato comprendere il funzionamento del mondo che mi sta intorno. Attraverso i miei studi, ho avuto la possibilità di acquisire una visione approfondita della complessità della politica e delle relazioni internazionali e dell’impatto che queste hanno sulla nostra quotidianità. Questo campo di studi mi ha permesso di comprendere le diverse dinamiche che danno forma alla nostra società e i modi in cui è possibile lavorare insieme per superare alcuni delle più grandi sfide del mondo. Uno dei motivi per cui ho scelto l'Università di Messina è stata la sua reputazione di centro di eccellenza in Scienze Politiche. L'Ateneo è rinomato per il suo approccio interdisciplinare, che consente agli studenti di acquisire e confrontarsi con prospettive e idee diverse. Nel dipartimento ci sono studiosi e professionisti rinomati che si dedicano a far crescere la prossima generazione di leader in questo campo. L'impegno dell'Università per la ricerca e l'innovazione ci permette di avere accesso ad alcune delle tecnologie più recenti e all'avanguardia, che arricchiscono il nostro apprendimento esperienziale. Naturalmente, la frequenza a nessuna università è priva di sfide e anche l'Università di Messina non fa eccezione. In quanto studentessa internazionale, ho affrontato molti ostacoli nell'adattarmi a una nuova cultura, una nuova lingua e un diverso ambiente accademico. Tuttavia, l'Ateneo è stato incredibilmente di supporto garantendomi l’accesso a una serie di risorse e di servizi che mi hanno aiutato ad ambientarmi. Inoltre, l'impegno dell'Università per il rispetto della diversità e dell'inclusione mi fa sentire accolta e apprezzata come membro della comunità.

Guardando al futuro, sono entusiasta delle possibilità che attendono gli studenti di Scienze Politiche. Il nostro campo di studi ha, infatti, un ruolo fondamentale nell'affrontare alcuni delle questioni più urgenti del nostro tempo: dal cambiamento climatico alla lotta alle disuguaglianze e ai conflitti, alla tutela dei diritti umani. Attraverso i nostri studi all’Università di Messina, abbiamo l'opportunità di sviluppare le conoscenze, le competenze ed i valori necessari per diventare attori efficaci del cambiamento nelle nostre società e oltre. Tuttavia, sono consapevole che non tutti hanno la libertà di accesso all'istruzione e alle altre opportunità che sono invece state a me riservate. In Iran, ad esempio, le donne hanno affrontato numerose sfide per potere accedere all'istruzione; ancora adesso continuano a subire discriminazioni nell'accesso all'istruzione rispetto alle opportunità riservate agli uomini. La società iraniana ha vissuto quattro decenni di tensioni e conflitti tra donne e regime islamico. In questa guerra impari, ciò che si è visto di meno è la sofferenza silenziosa e interiore di intere generazioni che hanno vissuto umiliazioni, violenze e discriminazioni. L'attuale dinamismo della società femminile iraniana mostra una nuova consapevolezza storica che li distingue dalla loro partecipazione alla rivoluzione del 1979. Oggi il mondo intero ascolta la voce delle donne iraniane, una voce che forse non si è mai sentita con tale potenza da anni. La rivoluzione iraniana di oggi, infatti, si basa sulle richieste e sugli slogan delle donne. Le proteste sono iniziate a causa della morte di una giovane ragazza in custodia e si sono estese a città e villaggi. La nostra rivoluzione in Iran è appena iniziata e continuerà fino a quando le donne non avranno conquistato la libertà. Nonostante queste difficoltà, le donne in Iran non hanno lasciato che le restrizioni le fermassero o che impedissero l’affermazione di donne iraniane conosciute e influenti. Come la matematica Maryam Mirzakhani, oppure Anushe Ansari, la prima donna e il quarto passeggero ad andare nello spazio, oppure Farah Karimi, membro del parlamento olandese dal 1998 al 2006. Come donna, io ho la libertà di esprimere le mie opinioni e impegnarmi in un dibattito aperto qui a Messina. Al contrario, le donne in Iran sono state soggette a rigidi codici sociali e legali che limitano la loro libertà di espressione e di movimento. Devono indossare l'hijab negli spazi pubblici, e devono affrontare restrizioni sulla loro capacità di viaggiare, lavorare e votare. Infine, permettetemi di ringraziare l'Università di Messina per il privilegio di far parte di questa vibrante comunità di studiosi e discenti. Non vedo l'ora di continuare il mio percorso qui e dare un positivo contributo al mondo che ci circonda. Auguro pace e tranquillità all'Iran, all'Afghanistan, a tutti paesi del Medio Oriente e all’Ucraina. Grazie"

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