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Biagio, da Militello Rosmarino alla Medicina come passione e sacrificio

Ha vinto con la sua tesi di laurea dal titolo “Fisiologia della isoglicemia tra oral glucose tolerance test (Ogtt) ed intra-venous glucose tolerance test (Ivgtt): un modello matematico” il Premio “Giovanni Maria Lancisi” bandito dall’Accademia Lancisiana (sarà consegnato il prossimo 13 aprile) perché la commissione ha ritenuto meritevole il lavoro di tesi da lui presentato, aprendo nuove frontiere utili allo studio del diabete.

Ma chi lo conosce non si meraviglia, perché, il dottor Biagio Mario Sancetta, le idee chiare sul suo futuro le ha sempre avute. Anzi, le sue qualità critiche si vedevano sin da ragazzino, quando a soli 15 anni, ha popolato la cronaca, perché armandosi di penna e coraggio ha scritto al Ministero per segnalare che una domanda per l'accesso ai corsi in Medicina era mal posta.

«Quel periodo rappresenta la fase preistorica della mia vita – ha detto il giovane medico – anche se mi fa sorridere. Tutto è stato fatto in funzione dei miei obiettivi, anche il trasferimento. Da Militello Rosmarino mi sono spostato con la mia famiglia a Messina proprio per poter frequentare il liceo Empedocle che mi avrebbe aiutato nella preparazione per la facoltà di medicina». La passione bruciava, anche se Biagio non aveva parenti in corsia che potessero essere fonte di ispirazione: «La scelta scolastica è stata vincente perché non solo ho studiato materie importanti come anatomia e biologia ma soprattutto perché ho frequentato i corsi per la preparazione al test.

Ne ho provati diversi, avevo superato l'ammissione alla Sapienza, alla Cattolica e al San Raffaele, ma alla fine ho scelto il Campus -biomedico di Roma, realtà nuova orientata alla ricerca scientifica». Sei anni sono passati velocemente e il giovane medico si è appassionato alle branche più internistiche della Medicina, come Endocrinologia e Reumatologia. «Facendo gli internati, ossia i periodi formativi in reparto, mi sono innamorato dell’Endocrinologia e nel frattempo ho iniziato a fare molta ricerca scientifica, soprattutto sul diabete.

Da sempre ho nutrito una forte passione per gli aspetti matematici e modellistici della medicina, per questo nel corso degli anni di internato ad endocrinologia mi sono avvicinato al mondo della Bioingegneria del Campus e abbiamo iniziato una collaborazioni tra medici e ingegneri. Ad un certo punto ho visto che c'era in cantiere un progetto sulla Chirurgia bariatrica, nata in origine per far perdere peso alle persone, ma che si è visto indurre nei pazienti affetti da diabete di tipo II ad una remissione». Un fenomeno a tratti strano perché alcuni pazienti tornano con un profilo glicemico normale.

Ma perché? Una  domanda che si è posta il dottor Sancetta nella sua tesi premiata : «Il mio lavoro di ricerca – precisa – è incentrato sull'elaborazione di un modello matematico compartimentale, atto a raggiungere una condizione di isoglicemia rispetto ad un precedente Ogtt durante la somministrazione di un carico di glucosio endovena. Questo particolare setting clinico è indispensabile per poter quantificare in modo rigoroso l'influenza di  alcuni ormoni gastrointestinali, le Incretine, sulla secrezione insulinica e sull'omeostasi  glucidica. Dalle ultime evidenze scientifiche, questi ormoni sembrano i principali protagonisti della remissione del diabete mellito di tipo II in seguito a chirurgia bariatrica.

Pertanto, lo studio condotto da me, dall'area di Endocrinologia e dalla Bio-Ingegneria del Campus biomedico renderà la ricerca su questa nuova ed innovativa frontiera del trattamento delle malattie metaboliche più agevole e fornirà alla letteratura scientifica un modello validato, rigoroso e condivisibile alle équipe di ricerca». Una ricerca pilota testata finora su un solo paziente, ma solo perché il Covid ha rallentato tutto: «Avevo già creato una database con i nomi di tutti i pazienti andati incontro a remissione e volevo usare il modello che avevamo creato per capire se l' effetto incretinico è diverso tra pazienti andati incontro a remissione di diabete e pazienti non andati incontro a remissione.

In questo modo avremmo capito definitivamente se la remissione era dovuta all'effetto dei suddetti ormoni». E nuovi scenari si potrebbero aprire perché le altre discipline scientifiche devono essere ancelle della pratica clinica: «Non dobbiamo dimenticare che in medicina la comprensione di un fenomeno fisiopatologico è indispensabile non solo per la pura  conoscenza teorica, ma soprattutto per l'elaborazione di nuovi  target terapeutici.

E per aprire le porte a nuovi orizzonti di cura. Biagio Sancetta, che è reduce da un anno molto intenso considerando che ha dovuto preparare insieme la laurea e il concorso di abilitazione, pensa al futuro, anche se resta con i piedi piantati per terra: «Sono orgoglioso per il Premio – conclude – ma soprattutto perché sono riuscito a fare qualcosa a cui tenevo e per cui ho lavorato tanto. Adesso lavoro come specializzando in Neurologia e ho un po' accantonato l'Endocrinologia perché mi piacerebbe diventare un neurofisiologo. Non escludo di formarmi all'estero e tornare tra vent'anni perché mi piacerebbe creare una grande clinica di Neurofisiologia e portare nuove tecniche. Il Sud però è la mia bussola. Ai giovani dico che la passione è necessaria ma non basta se non è accompagnata dal sacrificio».

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