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Messina, si ripete il rito delle Barette: in migliaia al seguito della processione - Foto

Storia e religione, fuse nel Venerdì Santo messinese e nella tradizionale processione delle Barette, fra le più importanti in Sicilia nel suo genere.

Dal XVII secolo ad oggi la manifestazione ha superato le devastazioni dei terremoti del 1783 e del 1908 che causarono la distruzione di gran parte dei gruppi statuari. La processione è tornata in tutto il suo splendore solo nel 1922, anno in cui è stato possibile apprezzare nuovamente la storica sfilata per le vie della Messina ricostruita.

E anche quest'anno tutta Messina si stringe attorno e cammina assieme agli undici i fercoli processionali che descrivono la Passione e Morte di Gesù Cristo, dall’Ultima Cena al Sepolcro.

Cento i portatori che li sostengono a spalla, coordinati da un battitore per singolo fercolo che con dei colpi di martello scandisce partenza e fermata della processione.

La prima ad uscire dalla chiesa Nuovo Oratorio della Pace, pochi minuti dopo le 18, è stata la baretta di Gesù nell'orto degli ulivi. L'Ultima Cena, per i cent'anni dalla sua ricostruzione che é stata possibile grazie alla generosità dei messinesi, si unirà alla secolare processione delle Barette all'altezza di piazza Duomo.

È questa la novità di un rito che si ripete ogni anno carico di fede e suggestione. Organizzata dalla Confraternita del Santissimo Crocifisso anche quest'anno la processione è un momento salutato da tanti fedeli intenti ad osservare gli 11 simulacri che ricordano la passione di Gesù, per un invito alla riflessione e al silenzio.

Dalla chiesa del Nuovo Oratorio della Pace, che li custodisce per tutto l’anno, i simulacri sfileranno lungo tutto il centro storico percorrendo la via Sant’Agostino, piazza Antonello, corso Cavour, via Tommaso Cannizzaro, cia Garibaldi, via I Settembre, piazza Duomo per la tradizionale benedizione dell'arcivescovo Giovanni Accolla, via Oratorio San Francesco, via XXIV Maggio per tornare nella chiesa Nuovo Oratorio della Pace.

A piazza Duomo, una accanto all’altra, le 11 Barette, illuminate dalla poca luce delle candele poste in ognuna di loro, compongono quel percorso di passione compiuto da Gesù, «lo stesso che ogni giorno», come ha ricordato l’arcivescovo Giovanni Accolla nella sua benedizione, «compiono gli uomini del nostro tempo, immigrati, disoccupati, ammalati nel cuore e nell’anima. Gesù che rinasce diventa motivo di speranza per tutti contro quella totale indifferenza di cui l’uomo si fa portatore quando umilia il proprio fratello».

Il percorso di fede compiuto dalle Barette, sotto lo sguardo, spesso commosso, di tanta gente, diventa un momento di unione e di condivisione per tutti, portatori e fedeli. Dopo la benedizione l’ultimo strappo, la tradizionale ‘nchianata di Varetti e poi il rientro in chiesa e la consueta distribuzione dei pani di cena ai portatori.

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