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Sharon Scalera e la sua viola: un'altra messinese nell'orchestra del Festival di Sanremo

Lei, Sharon Scalera, in arte fa "Aura". Perché significa "brezza, vento leggero. Perché quello che amo di più della vita è la musica e il mare, specialmente quel venticello leggero del nostro meraviglioso Stretto. Scegliere, ritrovarmi in questo nome era quasi inevitabile, mi piace pensare che il mio suono sia una carezza come lo è la brezza di mare quando investe i nostri sensi. E di questo devo ringraziare la mia Messina, che mi ha dato la possibilità di vivere sia la musica che il mare!".

Parte da una dichiarazione d'amore Sharon, e arriva nell'orchestra di Sanremo come violista dopo una vita di passione. Dopo i tanti anni, la maggior parte dei suoi anni ("Ne ho 30, ho cominciato a 5") dedicati allo studio. In principio fu il pianoforte, quello strumento che già era in casa perché lo suonava mamma "e insieme duettavamo, è la parte della mia infanzia che amo di più, perché suonare con mia madre è stato un regalo della vita, forse il primo che la vita mi abbia fatto". Poi il violino, perché "il sogno era quello di suonare in orchestra". Quindi la viola, "molto sentimentale, più piena, più calda, è come se mi assomigliasse". Quel suono che è stato la direttrice di tutta la vita fin qui, è cresciuto con lei. Dal conservatorio Corelli alle prime audizioni, dalle lezioni private alle infinite esibizioni, andando qua e là "in attesa di stabilità".

 A Sanremo, quest'anno, sarà la seconda volta. Che poi, per certi versi è come se fosse un nuovo debutto. Se adesso c'è la consapevolezza di un'esperienza già fatta è anche grazie al Festival del 2021 (quello della pandemia, dell'Ariston vuoto, degli orchestrali come unico pubblico in sala più "esposti" che mai, "con Amadeus e Fiorello che praticamente non potevano che interagire solo con noi orchestrali). "Quel Sanremo è stato un'altra storia. L'emozione c'era tutta, quella sì. Ho sempre desiderato suonare in tv, unire orchestra e televisione (non sono molte le occasioni, Sanremo è il top)... sono riuscita a tirare quel sogno fuori dal cassetto". Ma c'è stata anche ansia. "Per i continui tamponi, perché ogni volta temevo che risultare positiva avrebbe fatto saltare il banco, sarebbe stata la fine. Per la mascherina, una protezione ma pure una barriera, tra me e i colleghi, colleghi meravigliosi che dopo un mese insieme diventano famiglia, colleghi che non riuscivo a vedere in volto. L'Ariston in quei giorni è stato lo specchio quel lockdown che tutti abbiamo vissuto, nostro malgrado. Era tanta la preoccupazione che anche passarsi la matita mentre lavoravamo si viveva come un problema, tra disinfettanti e accortezze persino togliere la mascherina per bere faceva paura" . Con lei a Sanremo ci sarà l’altra messinese Luisa Grasso, che farà parte degli orchestrali per la quinta volta. Un modo per sentirsi più a casa.

Dei progetti futuri, peggio ancora se sono sogni, meglio non parlare. Ma non per scaramanzia, solo per una sorta di riservatezza, di protezione. In fondo "meglio aspettare di scoprire dove si arriva". Sharon a Messina suona nell'orchestra del Vittorio Emanuele, come aggiunta. Qualcosa di cui andare fieri, un legame su cui puntare. "Messina è la mia città, ci vivrei per sempre. Messina è una meraviglia da cui non ci si stacca facilmente".

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