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Messina, l'accoltellamento di Sant'Elena: i soldi delle agenzie funebri e quella ossessione

Resta in carcere il 52enne Tommaso Calogero, che lunedì mattina ha accoltellato quasi a morte l’80enne vicino di casa e di chiesa nei pressi della parrocchia di S. Elena. Ieri mattina infatti il gip Eugenio Fiorentino a conclusione dell’interrogatorio di garanzia e dell’udienza di convalida dell’arresto ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere su richiesta del sostituto Marco Accolla, il magistrato che segue le indagini della polizia sul fatto e ieri ha anche partecipato all’udienza.
Il gip sul piano tecnico ha convalidato l’arresto effettuato in “quasi flagranza” dagli agenti, concorda con il pm sulla qualificazione del fatto come tentato omicidio con le aggravanti della premeditazione, dei motivi abietti e futili e della “minorata difesa” (l’aggressione rapida alle spalle di un anziano). Dal canto suo Calogero, che era in compagnia del suo difensore, l’avvocato Luigi mobilia, ha risposto nel corso dell’interrogatorio alle domande dal gip, del pm e del suo difensore, cercando di chiarire la sua posizione, le modalità delle varie condotte e il possibile movente che lo ha spinto ad accoltellare la vittima.
Un possibile movente che si rintraccia secondo una prima ricostruzione dei fatti nell’ordinanza emessa dal gip Fiorentino. Che scrive, in un passaggio dell’atto, riprendendo le stesse dichiarazioni di Calogero ai poliziotti del commissariato Nord dopo essersi costituito lunedì mattina: «Premetto che al piano sottostante al mio abita il signor ..., con il quale già un anno fa ho avuto dei diverbi, a seguito dei quali, l’ho aggredito fisicamente sferrandogli pugni e calci. A seguito dell’aggressione da me menzionata, che ho compiuto nel maggio del 2022, se ricordo bene sono stato denunciato da ... e proprio questa mattina dovevo recarmi presso il Tribunale di Messina per quei fatti. Quel giorno di maggio del 2022 la colluttazione è avvenuta proprio all’esterno della Parrocchia di Sant’Elena, che io frequento assiduamente e per la quale faccio anche volontariato. Il tutto è scaturito perché non sopportavo più gli atteggiamenti di ... che credo parlasse male di me e chiedeva dei soldi al fiorai in occasione di celebrazioni avvenute nella Parrocchia, dicendo che successivamente li avrebbe dati a me, ma naturalmente io non ho mai avuto questo denaro. Premetto che a volte anche io alle ditte di agenzie funebri ed ai fiorai ho chiesto se potevano darmi un piccolo aiuto economico, in quanto non lavoro e vivo grazie al reddito di cittadinanza».

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