Operazione antidroga a Messina. La polizia di Stato ha eseguito 15 misure cautelari. Nella notte più di 100 agenti sono stati impegnati nell’esecuzione degli 11 arresti in carcere e 4 ai domiciliari. Le indagini, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia, si sono avvalse delle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia che ha riferito dei rapporti per l’acquisto di cospicui quantitativi di sostanze stupefacenti dalla Calabria - in particolar modo cocaina - destinati a Messina. Nel dettaglio, cinque persone arrestate sono ritenute responsabili del reato di associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, mentre le restanti 11 di spaccio. Un vasto traffico di stupefacenti che poteva contare su due diversi canali di rifornimento dalla Calabria e su un terzo da Catania.
Base tra Camaro e S. Lucia sopra Contesse
Le intercettazioni telefoniche, ambientali, la visione delle immagini delle telecamere di osservazione, i tantissimi servizi dinamici sul territorio ed i numerosi riscontri all’attività di spaccio hanno portato, difatti, alla emersione di un’articolata associazione criminale, operante precipuamente nei rioni messinesi di Santa Lucia sopra Contesse e Camaro, dedita alla gestione di un imponente traffico di droghe di varie tipologie (cocaina, marijuana, skunk) destinate ad essere immesse sul mercato cittadino.
Tre messinesi a capo del sodalizio
Di tale sodalizio, secondo le evidenze investigative, sono capi-promotori tre cittadini messinesi di età compresa tra i 40 ed i 51 anni. Si tratta di Giovanni Cacopardo (Camaro), Paolo e Antonino Settimo (S. Lucia sopra Contesse).
Secondo le risultanze fin adesso acquisite, il ruolo apicale dei tre capi dell’associazione è emerso dalla loro partecipazione in prima persona alle principali attività del gruppo, quali l’acquisto di ingenti partite di stupefacente e la successiva distribuzione, il mantenimento dei contatti con i fornitori, la determinazione dei prezzi di vendita, la ricerca di nuovi canali di approvvigionamento e la ripartizione degli utili.
Il volume d’affari raggiunto dall’associazione criminale era davvero ragguardevole, basti pensare che in una conversazione ambientale captata dagli investigatori della Polizia di Stato uno degli indagati ha riferito – nel raccogliere gli introiti dell’attività di spaccio – che i proventi erano superiori agli 80.000 Euro.
E, del resto, che il gruppo criminale potesse contare su una ingente disponibilità di denaro era emerso in occasione dell’arresto in flagranza di reato, poco prima di Natale del 2021, di tre degli odierni indagati.
In quella occasione, in costanza di indagine, i tre uomini sono stati tratti in arresto dalla Squadra Mobile mentre, all’interno di un parcheggio di un complesso sito nei pressi del ponte di Camaro, stavano effettuando uno “scambio”: uno dei tre è stato trovato in possesso di un zaino con all’interno quattro panetti di cocaina per un peso complessivo di circa 4,5 kg, mentre i due soggetti calabresi, evidentemente i “compratori”, sono stati sorpresi nell’atto di consegnare al “venditore” la somma di € 70.000 in contanti.
Nel corso delle successive perquisizioni delle abitazioni di uno degli arrestati, sono state, inoltre, rinvenute ulteriori cospicue somme di denaro, per un totale di oltre 180.000 Euro, sottoposte a sequestro.
La “linea dei soldi” è stata seguita dai poliziotti anche in occasione delle cessioni di stupefacenti effettuate da un altro degli arrestati, anch’egli calabrese: in una di tale circostanze l’uomo, che ha consegnato a soggetti messinesi – in più “viaggi” – circa quattro chilogrammi di cocaina, è stato sottoposto a controllo dopo essere sbarcato a Villa San Giovanni, venendo trovato in possesso di poco meno di 105.000 euro (anch’essi sequestrati), poco prima ritirati dai compratori peloritani.
Per custodire la droga acquistata, il gruppo si appoggiava ad un insospettabile, un uomo messinese di 42 anni incensurato oggi raggiunto dal provvedimento cautelare degli arresti domiciliari, che conservava la cocaina da immettere sul mercato.
Nonostante l’approvvigionamento di stupefacente fosse effettuato, come detto, principalmente in Calabria ed a Catania, l’associazione criminale – presa dalla stringente necessità di reperire droghe da immettere sul mercato cittadino ed evitare di essere estromessi dalla “concorrenza” – non disdegnava di rivolgersi anche a soggetti messinesi.
I soldi nascosti nel panettone
Una cessione di un chilogrammo di cocaina, avvenuta poco prima di Natale del 2021, è stata compiutamente ricostruita grazie alle intercettazioni ambientali ed alle telecamere sull’abitazione
di uno degli arrestati, e gli indagati, per scongiurare controlli da parte delle Forze dell’Ordine, hanno occultato 37.000 euro all’interno della confezione di un panettone.
Sulla scorta del quadro indiziario così raccolto, salvo diverse valutazioni giudiziarie nei successivi livelli e fermo restando il generale principio di non colpevolezza sino a sentenza passata in giudicato, il Giudice per le Indagini Preliminari, su richiesta della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Messina, Direzione Distrettuale Antimafia, ha applicato la misura cautelare della custodia in carcere per 11 indagati e quella degli arresti domiciliari per 4 di essi.
Le azioni di rintraccio ed esecuzione delle misure cautelari, sono state curate dalla Squadra Mobile e della Sezione Investigativa del Servizio Centrale Operativo di Messina, con il concorso delle Squadre Mobili di Reggio Calabria e Catania.
Gli arrestati
In carcere
Giovanni Cacopardo, 1972
Antonino Settimo, 1986
Paolo Settimo, 1983
Salvatore Culici, 1979
Alessandro Cucinotta, 1967
Antonino Familiari, 1976
Giovanni Nucera (originario di Melito Porto Salvo), 1998
Giuseppe Castorino, 1991
Graziano Castorino, 1974
Rosario Abate, 1987
Giovambattista Cuscinà, 1979
Ai domiciliari
Fabio Ariganello (originario di Cinquefrondi), 1995
Giovanni De Cicco Cuda (originario di Lamezia Terme), 1982
Filippo Irrera, 1980
Antonino Fichera (originario di Catania), 2001
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