Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Morte di Ayman a Merì, la verità in un messaggio

Comunità sotto choc per la fine di uno studente il cui corpo è stato trovato divorato dalle fiamme in un piazzale. Il telefonino del sedicenne, sottoposto agli esami dei periti, potrebbe rivelare l’identità di chi lo ha contattato poco prima della sua sparizione e di chi potrebbe averlo ucciso

Il mistero della tragica morte di Ayman Serti, il ragazzo di 16 anni, il cui corpo è stato parzialmente divorato dalle fiamme nel piazzale “Italia 90” di Merì, davanti al campo sportivo, potrebbe essere custodito nel suo telefonino che è stato risparmiato dal rogo.
Le fiamme potrebbero non essere le sole cause della sua morte avvenuta tra atroci sofferenze. Ma questo dovrà stabilirlo l'esito dell'autopsia disposta ieri dal sostituto procuratore Dora Esposito ed eseguita dal medico legale Letterio Visalli.

Fin dalla notte di giovedì, dopo la scoperta del rogo e del corpo di Ayman, le indagini sono state avviate dai carabinieri della Compagnia di Barcellona e dal nucleo operativo, al comando del capitano Lorenzo Galizia. L'autopsia eseguita ieri sera nell'obitorio dell’ospedale di Barcellona non è il solo accertamento disposto. Infatti ad un esperto informatico è stato affidato il telefonino della vittima, ritrovato integro sul selciato del piazzale. Telefonino di cui i genitori, così come il fratello e la sorella della vittima, non conoscevano il codice di accesso. Il consulente tecnico dovrà infatti estrapolare messaggi e telefonate che potrebbero essere utili alle indagini. Si indaga soprattutto sull'origine di un misterioso messaggio telefonico che potrebbe essere stato utilizzato come tranello per attirare fuori dalla sua casa Ayman Serti. Accanto al telefonino ritrovato integro anche il suo giubbotto che non è stato intaccato dalle fiamme che sono state spente dai vigili del fuoco di Milazzo, allertati da una pattuglia dei carabinieri che, mentre perlustrava la zona, si è trovata davanti lo sconvolgente scenario.

«Si tratta di omicidio, lo hanno ucciso, non crediamo a suicidi». Ne sono fermamente convinti i familiari della vittima, padre e madre di Ayman che assieme agli altri due figli che dalla tarda nottata di giovedì, e tutta la mattinata di ieri, sono stati ascoltati uno dopo l'altro quali dichiaranti per ricostruire le ultime ore vissute con il giovane che è rimasto sempre in casa con la sua famiglia fino alle 19,40, quando ha ricevuto il misterioso messaggio su whatsApp che avrebbe cambiato per sempre il destino del giovane il cui corpo è stato trovato avvolto dalle fiamme, in quel piazzale isolato e senzai videosorveglianza, anche se illuminato ai margini del muraglione d'argine del torrente Mela.
In particolare è stato il fratello maggiore Ayyoub Serti, a raccontare le ultime ore di vita del fratello. Ayman si era offerto per recarsi in una pizzeria di Merì per comprare tre pizze. In quel preciso istante avrebbe ricevuto un messaggio del quale i suoi congiunti – affidatisi ora all'avv. Giuseppe Coppolino – ignorano il contenuto. Da quel momento il giovane avrebbe detto di avere fretta perché aveva un appuntamento. Ayman Serti, si è infatti recato in pizzeria, ordinando le tre pizze e sollecitando la titolare a “fare presto” e dicebbe che sarebbe ritornato a ritirarle. Da quel momento si sono perse le sue tracce. Il fratello, trascorso un notevole lasso di tempo, non vedendolo ritornare a casa, lo ha cercato ripetutamente per telefono. Inutilmente. Dall'altro capo nessuno rispondeva. Solo squilli. È stato cosi che il fratello maggiore si è recato in pizzeria per sapere che fine avesse fatto Ayman. Le pizze era pronte ma nessuno le aveva ritirate. Eppure Ayman aveva assicurato di avere fretta e si era raccomandato con i gerenti della pizzeria affinché le preparassero presto. Poi a tarda notte la notizia. La dinamicità del giovane che da una parte si era messo a servizio dei suoi fratelli e al contempo la necessità di incontrare una persona, finora rimasta misteriosa, fanno affermare alla famiglia Serti di non credere ad alcuna ipotesi di suicidio. Anzi rivelano particolari significativi che farebbero presupporre che il giovane inconsapevolmente sia andato incontro alla morte.
I Serti che prima di trasferirsi a Merì abitavano a Salina, sono una famiglia unita. Il padre muratore continua a lavorare alle Eolie, la madre casalinga, il figlio maggiore lavora in un vivaio e anche la sorella ha un lavoro. Il più piccolo della famiglia voleva studiare. Si era iscritto, con qualche anno di ritardo, all'istituto professionale per l'industria Enzo Ferrari di Barcellona, ad ottobre poi aveva fatto la scelta di trasferirsi al Copernico, al primo anno di Elettronica.

Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Messina

Oggi in edicola

Prima pagina

Caricamento commenti

Commenta la notizia