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Messina, Capo Peloro: tutti in pista... ciclopedonale

Si è concluso con esito positivo il procedimento di Valutazione di incidenza ambientale. Firmato il decreto dal dirigente del dipartimento regionale del Territorio

La nuova frontiera della mobilità è indubbiamente legata a doppio filo all’abbandono dei veicoli privati. In un città a lungo schiava delle auto, di cui i messinesi non sembrano volersi privare, per abitudine o per necessità, ecco che si aprono opportunità da cogliere al volo. Tra queste, spicca la “Pista ciclopedonale Laguna di Capo Peloro”, un’opera di cui si parla da anni e che finalmente potrebbe concretizzarsi a stretto giro. Induce all’ottimismo l’ultimo step raggiunto a Palermo, con la fumata bianca sul procedimento di Valutazione di incidenza ambientale. Nello specifico, il dirigente del Servizio I “Autorizzazioni e valutazioni ambientali-Dipartimento regionale territorio e ambiente Antonio Palella ha firmato il relativo decreto e lo ha trasmesso all’Ispettorato ripartimentale delle foreste di Messina, a cui sono affidate le azioni di sorveglianza, e alla Città metropolitana di Messina, titolare dell’area. Mentre al proponente del progetto, ossia il Comune di Messina, «è fatto obbligo di comunicare l’inizio e fine dei lavori». Il via libera dalla Regione è arrivato sulla scorta del responso della Cts, la Commissione tecnica specialistica.
Il parere della Cts Palazzo Zanca, nell’istanza, aveva comunicato che il progetto «trova finanziamento tramite fondi Pon Metro 2014-2020, la cui procedura richiede una tempistica molto stretta, pena la perdita» delle risorse. Quanto alla localizzazione e inquadramento territoriale, si considera che i lavori rientrano nel Sito Natura 2000 Capo Peloro-Laghi di Ganzirri, all’interno della Zps Monti Peloritani, Dorsale Curcuraci, Antennammare e Area marina dello Stretto di Messina, ma anche in Area naturale protetta della Riserva naturale orientata di Capo Peloro. Quanto prefigurato «presuppone l’attivazione dei principi di precauzione e di sostenibilità ambientale». Quindi, giudizio favorevole, perché non sono ipotizzati trasformazione di uso del suolo, aree di cantiere e/o zone di stoccaggio di materiali o terreno asportato, apertura o sistemazione di poste di accesso all’area, rimozione di specie vegetali, presenza di fonti di inquinamento o produzione di rifiuti, semplici scavi a sezione obbligata per la realizzazione di una raccolta di acque piovane.

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