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Messina e le tre versioni del Pnrr, lo spiraglio della soluzione politica

In ballo i 132 milioni del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Dopo che la Città metropolitana ha presentato undici progetti, i sindaci hanno chiesto l’aggiunta di altri 90, ma la strada è in salita

Non parte con il favore dei pronostici, ma era giusto provarci. Saranno presto analizzate dal ministero dell’Interno le proposte presentate dalla Città Metropolitana per il Piano di ripresa e resilienza. Sono tre i decreti prodotti in rapida successione da Palazzo dei leoni fra il 21 e i 25 marzo, ognuno con un contenuto diverso. Perché tre proposte e non una? La spiegazione è legata alle piccate considerazioni dei sindaci della provincia dopo che hanno scoperto che i loro progetti, uno per ciascun comune, erano stati tolti dalla lista presentata al Governo. Palazzo dei leoni aveva chiesto ad ogni territorio di candidare un’opera al finanziamento di rigenerazione urbana del Pnrr. 740.000 era il tetto per i comuni fino a 10.000 abitanti, 2 milioni per i più grandi. Dopo aver preparato questa gamma di proposte, in fase di pre esame del Piano urbano, dal ministero è arrivata la doccia fredda. In una nota veniva specificato che “dovendo avere i progetti un rilevante impatto sul territorio metropolitano, gli stessi non possono essere frazionati sul territorio in micro progetti». Con questo giudizio, ribadito in altre due comunicazioni dai toni simili ( l’ultima a 5 giorni dalla scadenza della presentazione delle istanze), la ex provincia cambia rotta e prepara un piano che prevede, per la spesa assegnata di 132 milioni, la riqualificazione della Città del Ragazzo e altri 10 progetti che riguardano il Risanamento, l’area di Capo Peloro in città, e poi la valorizzazione di due strutture di Palazzo dei leoni a Sant’Agata di Militello e a Taormina. Queste istanze vengono inviate il 21 marzo, un giorno prima della scadenza.

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