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Putin, l’Ucraina e gli intrecci messinesi. Dalla nascita del "Consolato" al mercenario di Giampilieri

Gli estremi, da sinistra e da destra, si sono saldati negli anni in una narrazione degli eventi dichiaratamente a favore del presidente russo. La nascita del Consolato dell’autoproclamata Repubblica di Lugansk e Donetsk. Il mercenario di Giampilieri. L’invito al filosofo Dugin. Il convegno del Pc nel 2016

Dall’estrema destra all’estrema sinistra, in un miscuglio di aperte simpatie per Putin o di nostalgia della vecchia, cara, rassicurante Urss. Messina è uno strano crocevia, dove gli estremi, appunto, si toccano (ma avviene anche in altre parti d’Italia) ed è una città particolare soprattutto perché è qui, in riva allo Stretto, che venne aperta – era il 29 giugno del 2018 – la prima sede consolare della Repubblica Popolare di Lugansk-Donetsk, l’enclave filorussa in Ucraina, dove si combatte dal 2014. Nel ricostruire i rapporti messinesi con le attuali tragiche vicende non si può non partire proprio da quel Consolato, Centro di rappresentanza voluto da un bravissimo insegnante di liceo classico, dalle origini greche, il prof. Daniele Macris, figura molto stimata, appassionato cultore della storia della sua nazione, al punto da fondare la Comunità Ellenica dello Stretto.

Macris ha sempre professato, alla luce del sole, le sue idee filoputiniane e la nascita di quell’associazione culturale avvenne pubblicamente, alla presenza di politici (la deputata Ella Bucalo di Fratelli d’Italia, il deputato regionale di Diventerà Bellissima Pino Galluzzo) e di personalità della cultura. Un Centro di rappresentanza nato per dare sostegno alla popolazione russofona di Lugansk e di Donetsk ma anche per fornire «una corretta ed ampia informazione sul conflitto e per superare silenzi, reticenze e menzogne del network».

Il prof. Macris ha dedicato buona parte della sua vita a questo scopo, da lui sempre definito sociale, culturale e umanitario, animando il Centro di cultura italiana all’Università Statale Taras Shevchenko di Lugansk, presiedendo l’associazione “Pro Novorossia” e il Comitato “Messina per il Donbass”. Il docente – che si è dichiarato assolutamente in buona fede – è finito nell’inchiesta avviata dalla Procura della Repubblica sui traffici tra lo Stretto e l’autoproclamata Repubblica del Donbass, con al centro l’inquietante figura di un giovane messinese, Pino Russo, mercenario ventinovenne, nato a Giampilieri, latitante e ricercato dal 27 aprile 2021, quando il Tribunale di Messina ha emesso una ordinanza di custodia cautelare in carcere, confermata dal Tribunale del Riesame nel luglio 2021. Una rete che vede a capo il “generalissimo”, Andrea Palmeri, esponente della destra radicale di Lucca con vari precedenti penali, «che da anni si è unito alle milizie filorusse per combattere contro il governo di Kiev». Andrea Palmeri si collegò in videoconferenza proprio nell’occasione della inaugurazione del Centro di rappresentanza messinese.

I viaggi a Lugansk e Donetz

Daniele Macris, nell’inverno del 2015 si recò a Lugansk e a Donetsk portando i proventi della raccolta di fondi organizzata a Messina. Ci fu anche il resoconto di quella visita: 150 euro donati ai genitori di un bambino sordomuto, 400 euro destinati a comprare materiale didattico per il centro per bambini disabili di Donetsk, 150 euro per l’acquisto di una protesi per una madre mutilata dai bombardamenti dell’esercito ucraino. Macris incontrò la deputata Svetlana Alioshina, il rettore dell’Università di Donetsk e il ministro della Cultura dell’autoproclamata Repubblica. Alla deputata venne consegnato un libro, con il messaggio del militante di “Socialismo Patriottico” Pasquale Andrea Calapso: «Con la presente, i patrioti italiani vogliono esprimere solidarietà concreta e spirituale ai patrioti russi e novorussi in quotidiana lotta contro l’imperialismo occidentale. Alleghiamo ai medicinali ed ai fondi raccolti dalla nostra sezione di Messina del Movimento politico Socialismo Patriottico, un Tricolore ed un messaggio. Nonostante in questa sporca guerra il nostro governo sia dalla parte sbagliata, il popolo d’Italia non vi ha dimenticato e sostiene la vostra lotta. Già una volta avete insegnato al mondo cosa vuol dire “Nemmeno un passo indietro!”, e lo state insegnando ancora una volta ergendovi a simbolo di tutti i popoli liberi. Slava Novorossija e Viva l’Italia!». A sinistra le posizioni sono state sempre eloquenti, anche queste espresse pubblicamente. Nel novembre del 2016 si tenne a Messina. nel salone delle Bandiere di Palazzo Zanca, un convegno organizzato dalla Federazione provinciale messinese del Partito comunista, «per riflettere sulle attuali dinamiche geopolitiche». Emblematico il titolo: “Caso Ucraina, l’imperialismo Usa e la Nato nella crisi mondiale”. I comunisti messinesi denunciavano, in quell’occasione, il “golpe” che sarebbe avvenuto a Kiev, con l’avvento al potere dei «neonazisti guidati da Zelensky, con il benestare delle potenze europee e della Nato», come sottolineava Renato De Luca. A quell’incontro parteciparono il segretario regionale del Pci siciliano Antonio Bertuccelli, Luca Cangemi del Comitato nazionale Ucraina antifascista, Santi Aiello, docente dell’Università di Firenze; lo stesso Daniele Macris a nome del Comitato messinese per il Donbass, l’allora segretario provinciale del Prc Messina Alfredo Crupi e il prof. Federico Martino, politico e illustre docente universitario messinese.

“Battaglia per il Donbass”

L’anno prima, il 24 gennaio del 2015, nella sede della Comunità Ellenica dello Stretto, si tenne la presentazione del libro “Battaglia per il Donbass”, organizzata dall’associazione Terra Nostra, che relatori Pasquale Andrea Calapso, presidente di Terra Nostra, il prof. Daniele Macris e Massimilano Greco, co-autore del libro e redattore del periodico “Stato&Potenza”. Obiettivo di quel libro, e di quell’incontro, era «fornire al pubblico un quadro completo della situazione ucraina a partire dai primi disordini di piazza Majdan. La crisi ucraina – dissero i relatori – fa parte di quella crociata anti-russa iniziata con la caduta dell’Urss, crociata che ha costretto la leadership politica di Vladimir Putin a dover affrontare più volte crisi politico-militari organizzate dalla Nato, come nel caso georgiano o in quello ceceno». Sempre in quell’occasione, Putin venne definito «il più grande capo di Stato» dell’Europa contemporanea.
La saldatura tra posizioni di estrema sinistra e di destra la si può riscontrare anche nel cosiddetto “caso Dugin”, scoppiato proprio in riva allo Stretto. Il filosofo russo Aleksandr Dugin, noto per le sue posizioni giudicate «filonaziste» e ritenuto tra i consiglieri più stretti dello stesso Putin, nel giugno 2019, era stato invitato a tenere una conferenza all’Ateneo ma i vertici dell’Università di Messina, «tenuto conto anche delle numerose perplessità manifestate da molti docenti e delle controverse posizioni ideologiche del relatore», alla fine non concessero i locali. A promuovere quell’iniziativa erano state le associazioni “Città Plurale”, “Vento dello Stretto” e “Morgana”, notoriamente collocate a destra. E “Il Secolo d’Italia” gridò alla “censura”. Gli estremi che si toccano.

 

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