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Messinesi, russi e ucraini: insieme a invocare la pace

La veglia svoltasi ieri sera nella parrocchia di San Giacomo Apostolo Maggiore

Si sono ritrovati insieme ucraini, russi, italiani. Uniti per pregare, per la pace nell’Ucraina sotto i bombardamenti. «Preghiamo per chi soffre e perché presto possa tornare la pace» dice padre Giovanni, parroco della parrocchia di San Giacomo Apostolo Maggiore, “Panaghia Sumelà” (Patriarcato di Costantinopoli, Esarcato per l’Europa Meridionale, Sacra Arcidiocesi Ortodossa d’Italia), la chiesa ortodossa dove ieri sera si è svolta una veglia di preghiera con divina liturgia per la pace in Ucraina.
È stata anche un’occasione di riflessione ed auspicio a far tacere le armi, per lasciare finalmente spazio al processo di pace e al dialogo tra i popoli. «In questa comunità non facciamo distinzione di nazionalità, ma accogliamo tutte le genti ortodosse, questa non è una chiesa di bandiera, accoglie tutti» ci tiene a precisare padre Giovanni, poco prima di iniziare il momento di preghiera auspicando che si possa tornare presto alla pace.
Poca voglia di parlare tra le persone che hanno preso parte all’incontro. Chi ha parenti in Ucraina vive questo momento con grande angoscia, la speranza è che i bombardamenti finiscano al più presto anche perché le notizie che arrivano sono sempre più tragiche.

«Sono preoccupata per il mio Paese e per i miei cari che sono rimasti lì, perché bombardano le città, ci sono morti anche tra civili», racconta una donna di origine ucraina, che da circa venti anni è in Italia per lavoro. Proviene da una cittadina vicino Kiev, in Italia ha sempre lavorato presso alcune famiglie. «In Ucraina ci sono i miei genitori, i miei fratelli e anche i nipoti. Non possono uscire per strada, mi hanno detto che alle 5 del mattino tremavano i vetri dei palazzi per i missili che passavano sopra, hanno avuto paura. Prego per la pace», dice con un filo di voce, prima di sedersi su uno dei banchi della chiesa.
Tra le persone che hanno assistito al momento di preghiera ci sono anche alcuni messinesi che hanno voluto manifestare la propria vicinanza ed hanno accolto l’invito a unirsi in preghiera. come Natalia Lisitano, una docente: «Sono venuta a pregare per la pace, provengo da un’altra chiesa ma ho anche invitato altre persone a venire qua a partecipare alla preghiera. Sono religiosa e sento il dovere di intercedere per queste persone e per la pace, siamo rimasti colpiti dai bombardamenti e da tutto quello che ci sta accadendo in questo periodo che è stato devastante». Tra i messinesi presenti anche Daniele Macris, presidente della comunità ellenica: «La pace significa vedere l’altro come se stesso, siamo qui per questo motivo – dice –. Questi popoli sono fratelli, hanno storie millenarie, le famiglie sono talmente unite tra di loro che la guerra fratricida è davvero un peccato mortale. La guerra è sempre un male, ma tra fratelli lo è doppiamente, anche per questo ci auguriamo che questa guerra finisca al più presto»

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