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Messina, vaccinazione è libertà: lo spot arriva da dietro le sbarre

Nella casa circondariale di Gazzi, D’aRteventi di Daniela Ursino ha confezionato un video che promuove la campagna contro il virus

E’ un invito alla vaccinazione ma è anche un messaggio di speranza “Un piccolo grande gesto per te e per gli altri”,  il progetto promosso dall’assessorato regionale alla Salute a supporto della campagna di vaccinazione in collaborazione con l’amministrazione penitenziaria e con due associazioni impegnate in laboratori di rieducazione attraverso l’arte, la D'aRteventi, che opera all’interno della Casa circondariale di Messina, e la Rock10elode, attiva nell’Istituto penale per minorenni di Palermo.

Il progetto nasce dall’esigenza di lanciare un invito alla vaccinazione e di raccontare come i detenuti hanno vissuto il periodo di chiusura del lockdown. A Messina è stato girato uno spot mentre a Palermo è stata realizzata una canzone rap. Lo spot è stato realizzato in alcuni spazi del carcere di Gazzi  tra cui il teatro Piccolo Shakespeare, ma alcune scene esterne sono state registrate anche al museo regionale e al cinema Apollo.

L’iniziativa si inserisce nel solco di un progetto di rieducazione che D’aRteventi, da tempo, porta avanti nella casa circondariale di Gazzi grazie all’impegno di tante forze e della direttrice Angela Sciavicco che afferma: «Abbiamo aderito con slancio alla proposta di un gesto di sensibilizzazione che provenisse da chi vive quotidianamente il lockdown. Bisogna proteggere a tutti i costi i propri spazi di libertà – aggiunge – proteggerli dai condizionamenti, dalle influenze negative, dalle malattie pandemiche. In questi due anni di isolamento, tutte le comunità chiuse e fragili (ospedali, pensionati e carceri) hanno pagato un prezzo aggiuntivo rispetto al resto della collettività, ovvero la lontananza dagli affetti più cari. L'intento di questa iniziativa è di condividere il peso di questa sofferenza, con l'obiettivo di far comprendere l'importanza di mettere in atto ogni possibile sforzo per uscire fuori da questo pantano e la vaccinazione è uno strumento che ci viene offerto, vale la pena di tentare, nell'interesse di tutti i più vulnerabili».

Il video ha coinvolto dodici ragazzi della “Libera compagnia del teatro per sognare” che seguono i laboratori del “Piccolo Shakespeare”,  il teatro nato all’interno del carcere di Gazzi, due studentesse e uno studente che hanno aderito al progetto “Liberi di essere liberi” con l’Università, gli agenti della polizia penitenziaria, gli educatori. Per questo progetto si sono misurati con la macchina da presa. «Da un giorno all’altro, per evitare i contagi, i detenuti si sono visti privare dei colloqui con i familiari. Un momento di particolare tristezza in cui si sono sentiti due volte reclusi – racconta Daniela Ursino, direttore artistico del  teatro “Piccolo Shakespeare” e presidente di D’Arteventi – Dalle loro riflessioni è nato il lavoro della stesura del testo che accompagna la narrazione dello spot. E’ emerso che a pesare è stato soprattutto il non poter vedere le persone care come i figli, i genitori, da qui è nato lo spunto di realizzare uno spot che tracciasse il racconto di ciò che ai detenuti è mancato maggiormente durante il lockdown, come ad esempio i colloqui».

La rappresentazione di questo momento è la scena perno su cui ruota lo spot «Cosi come le mani del detenuto attraverso il vetro sfiorano le mani della sua fidanzata – spiega Daniela Ursino – cosi nella realtà trasposta due giovani nel mondo esterno grazie al vaccino possono unire le loro mani e andare con speranza verso la vita, la spensieratezza, godere della bellezza visitando un museo, andando al cinema o ammirando il panorama dello Stretto di Messina». Lo spot non è solo un invito alla vaccinazione ma lancia anche un messaggio di speranza «c’è un rimando a quella libertà che i detenuti sperano di conquistare facendo il loro percorso nel carcere di Gazzi anche attraverso le attività rieducative per poi ritornare nella società come uomini migliori. Lo spot – conclude – è la sintesi precisa di un percorso rieducativo avviato da tempo e molto impegnativo, questi ragazzi per realizzare il progetto hanno dovuto analizzarsi, raccontarsi e tutto questo è frutto di studio, regole e di tanto lavoro che D’aRteventi porta avanti insieme a loro, per noi è motivo di orgoglio vederli consapevolmente coinvolti e partecipi e anche soddisfatti di sentirsi utili e parte di una società in cui vogliono tornare da uomini liberi».

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