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Messina, la serrata dei locali e il grido d'allarme di baristi e ristoratori: "Così le imprese muoiono"

Alle 18, nell’ora fissata dal Dpcm per la chiusura, la protesta di baristi e ristoratori siciliani è andata in vetrina con un manifesto che sottolinea le loro richieste di aiuti economici. Anche a Messina i locali hanno abbassato le saracinesche adeguandosi al discusso decreto.

«Il Governo deve immediatamente intervenire, mettere soldi sul banco, per garantire il pagamento dei costi fissi, un sussidio ai dipendenti che per assurdo si trovano a prendere meno di chi percepisce il reddito di cittadinanza e sono in una situazione vincolata. Noi non li possiamo licenziare e loro se si dimettono non hanno diritto a quella che era vecchia cassa integrazione, si trovano in una situazione di disagio totale. Poi, ci sono i fornitori devono essere pagati».

È quanto sostiene Alberto Palella, vice presidente regionale di Confesercenti dopo l’ultimo Dpcm che dispone lo stop per palestre, cinema, teatri, discoteche e la chiusura alle 18 per bar, ristoranti e pub. Insieme ad altre sigle sta preparando un documento con le richieste che tramite il prefetto, sarà consegnato al Governo nazionale, a presidente della Regione e al sindaco di Messina.

Dopo le 10 settimane di lockdown molte aziende temono per le conseguenze economiche della seconda ondata del virus. «C'è una situazione esplosiva- aggiunge - di nuovo si ripropone il sistema degli assegni postdatati che sono illegali ma sono un ciclo di pagamenti, in Italia siamo invasi, forse finalmente il Governo ha preso atto di questa dura realtà. Servono risorse immediate e soprattutto quello che non capiamo è perché i mezzi di trasporto sono ancora pieni mentre le nostre attività chiudono, è come se il Covid colpisse solo di notte. È facile chiudere ristoranti, pub e pizzerie ad una determinata ora, ma se tutto il resto non viene controllato si penalizza un settore che è molto più vasto. Penso a quello del wedding, per esempio, che è a terra».

Si guarda anche ad aiuti da parte del Comune: «Ci siamo visto con il sindaco- dice - ma ci aggiorneremo domani aspettando di vedere cosa prevede questo nuovo provvedimento finanziario per quanto riguarda gli aiuti alle aziende». «Già da oggi- conclude - vedremo che ci saranno sempre meno persone in giro e il problema si ripercuoterà a cascata su tutte le altre categorie rimaste aperte».

«Alle 18 siamo costretti a chiudere, ma avere un futuro è un nostro diritto», recita un manifesto che bar, ristoranti, pub e altre imprese della somministrazione aderenti a Fiepet, la federazione dei pubblici esercizi di Confesercenti affiggeranno sulle proprie vetrine.

«Il provvedimento, di fatto, mette in stato di lockdown la somministrazione. Chiudere alle 18, significa rendere impossibile o quasi il proseguimento dell’attività per molti locali che aprono solo la sera. Bisogna intervenire subito o le imprese non resisteranno. Abbiamo applicato tutti i protocolli di sicurezza e oggi il nostro comparto e le attività del tempo libero sono gli unici ad essere danneggiati dal provvedimento. Senza provvedimenti immediati rischiamo di non arrivare neppure a Natale», dice il presidente di Fiepet Sicilia Benny Bonaffini.

«Proprio in queste ore - aggiunge il presidente di Confesercenti Sicilia, Vittorio Messina - l’interlocuzione tra il governo e le associazioni datoriali prosegue per avere garanzie certe su questo nuovo periodo di fermo. Condanniamo fortemente gli episodi di violenza che si sono verificati negli ultimi giorni e rispetteremo le direttive ma non possiamo sottacere che lo stato di sofferenza è altissimo e a fronte di un obbligo di chiusura immediato, non ci sono certezze sui sostegni economici che il Governo intende mettere in campo per le imprese».

La preoccupazione all’interno della categoria è altissima: «Servono ristori adeguati, soluzioni per gli affitti e per il credito, meno burocrazia. E, soprattutto, è necessario che i sostegni del 'Decreto Ristorì arrivino fin da subito. Purtroppo - aggiunge Bonaffini - molte aziende attendono ancora l’erogazione della cassa integrazione da luglio in poi per i loro dipendenti. Bar, ristoranti e pub sono già ai limiti dopo un anno disastroso, lo stop decretato dal Dpcm rischia di far saltare migliaia di attività e di posti di lavoro».

Il comparto della ristorazione conta in Sicilia 130 mila persone tra sottoscrittori del contratto turismo e gli artigiani (gelaterie, gastronomie, focaccerie). «Assoturismo Sicilia - aggiunge il coordinatore Salvo Basile - continuerà a stare al fianco in maniera fattiva ai propri associati di tutta la filiera turistica che ad oggi rimane quella più gravemente provata» .

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