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Morte di Suarez, le lacrime dell’amico Ciccolo: «Luisito un campione umile»

Il messinese compagno di squadra nella stagione 1963/64. «Classe immensa, con lui era facile andare in gol»

La voce rotta dal pianto: «Luisito è stato un grande. Anzi, il più grande di tutti nel suo ruolo». In quell’Inter arrivata poi sul tetto del mondo e guidata a meraviglia dalla tecnica del fuoriclasse galiziano c’era anche Nicola Ciccolo, il messinese più forte della storia del calcio, attualmente in vacanza con la famiglia proprio in riva allo Stretto: « È una notizia che mi addolora profondamente – dice in lacrime – perché Luisito per me è stato un fratello maggiore in quell’anno all’Inter e non dimenticherò mai la disponibilità che aveva, nonostante la sua grandezza, verso i più giovani, l’umiltà e l’ironia oltre al genio quando toccava la palla».
Ciccolo apre l'album dei ricordi: «Luisito è stato per me il più forte centrocampista della storia, gli ho visto fare cose che nessuno ha mai fatto su un campo da calcio. Aveva una tecnica eccelsa abbinata a visione di gioco, intelligenza tattica e anche fiuto del gol. Uno completo così non l’ho mai visto. Per tutti era “l’architetto”, ma noi nello spogliatoio lo chiamavamo “motoretta” perché correva tanto e quando bisognava recuperare il pallone era il primo a rincorrere gli avversari. Un campione a tutto tondo: sono stato fortunato a giocarci accanto».
Già, e via ai ricordi legati a Luisito: «Quando arrivai ad Appiano il Mago Herrera mi affidò a lui: “Luisito, prendi in custodia questo ragazzo”. Lui sorrise e mi disse: “In campo guarda sempre il mio piede e vai tranquillo: ti darò tanti palloni per andare in gol”. E così fece». Il ricordo più nitido è di una partita giocata in Sicilia: «Venivamo dalla vittoria per 1-0 sul Monaco in Coppa dei Campioni decisa proprio da un mio gol. In aereo, prima di atterrare a Fontanarossa, Luisito mi disse: “Guardami sempre che oggi fai gol”. Il giorno dopo andò a finire proprio così: lancio illuminante di 40 metri, io scatto in profondità, scarto il portiere Vavassori e la metto dentro. Luisito mi viene incontro e mi dice: “Sìcolo, che t’avevo detto?”, dandomi un buffetto».
Già, di cui Ciccolo era il “cocco” di Herrera: «Il mister stravedeva per me, Luisito pure perché leggeva i miei movimenti e giocava sempre in verticale basandosi sui miei inserimenti veloci – aggiunge Ciccolo –, mentre la corrente “morattiana” voleva sempre Corso e una squadra più equilibrata. Devo tanto a Luisito e agli altri se ho lasciato anche io il mio piccolo segno in quella squadra che ha fatto la storia».
Ciccolo dopo l’amico d’infanzia Franco Chirieleison, scomparso la scorsa settimana, perde un altro “fratello”: «Con Luisito ho parlato al telefono fin quando la salute gliel’ha permesso – conclude l’ex nerazzurro nato e cresciuto a Provinciale – ed era sempre una festa: “Nìcola, stai sempre in forma?”. Lo ricorderò per sempre come uno dei più grandi “10” del calcio».

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