
L’abitato di Abakainon, un centro siculo-greco fra i più importanti del territorio di Messina, fu individuato da Antonio Salinas nella contrada Piano, un pianoro a 300 metri d’altezza, compreso tra le ripide pendici del Castello a Sud, il corso del torrente Tellarita a Nord-Ovest e il Pizzo Cisterna a Nord-Est. L’avvio della ricerca archeologica si deve alle campagne di scavo promosse dalla Soprintendenza alle Antichità Orientali di Siracusa, condotte nel 1951 da François Villard e nel 1962 da Madeleine Cavalier.
A circa sessanta anni di distanza grazie alla sinergia fra Soprintendenza e Comune di Tripi, che ha finanziato le ricerche ed acquisito i terreni, fra il 2019 e il 2024 sono state condotte tre campagne di scavo che hanno apportato nuovi e importanti dati per la storia del sito e la conoscenza dell'impianto urbano della città. Le indagini hanno messo in luce una stoà di età ellenistico-romana, realizzata da grosse mura a doppia cortina di blocchi squadrati, messi in opera a filari isodomi (un sistema usato dai Greci nell’età ellenistica, con filari tutti di uguale altezza e spessore) che all’interno conserva tratti di intonaco. Parallelamente al muro ovest del monumento, corre un largo canale, forse un ambitus che assume la funzione di terrazzamento e, nel contempo, separa una parte dell’abitato greco-romano dall'area pubblica.
Lungo il lato meridionale della stoà sono stati individuati un tratto di lastricato stradale e due strutture murarie, realizzate in blocchi di arenaria, la cui natura e dimensioni non è possibile definire dal momento che la loro prosecuzione ricade al di sotto della strada comunale. Disposti lungo la strada sono stati poi messi in luce una serie di vani, databili al IV sec. d.C., in cui dovevano svolgersi attività artigianali/produttive, in un momento in cui l’area aveva perso la destinazione precipua di spazio pubblico.
Una delle evidenze archeologiche più interessanti emerse durante lo scavo, consiste in una complessa opera di canalizzazione coperta da lastroni in pietra accostati dal lato lungo funzionale al deflusso delle acque che provenivano dalla collina retrostante, fra cui si può distinguere la condotta principale con andamento Nord/Sud ricadente sotto il tracciato stradale antico nella quale confluivano altre di portata inferiore.
Alla luce di queste importantissime scoperte, il rinvenimento in contrada Piano della stoà e degli altri edifici unitamente al recupero di alcune colonne monolitiche in granito avvenuto durante i saggi condotti da Villard e lavori di scavo sulla SP 115, consentono di identificare questo spazio con l'agorà/foro di Abakainon/Abacaenum del quale le recenti indagini hanno messo in evidenza estensione e monumentalità.
Oltre a fornire nuovi e importantissimi dati sulle fasi e le trasformazioni dell’area pubblica a partire dall’età tardo-ellenistica (II sec. a.C.) fino all’età tardo imperiale romana (V sec. d.C.), documentando, inoltre, una frequentazione fino al 1600, le indagini archeologiche in contrada Piano contribuiscono a scrivere una nuova pagina della storia di Abakainon/Abacaenum poiché, integrando la lacunosa documentazione delle fonti, evidenziano, soprattutto per l’età romana imperiale una continuità di vita e un prestigio, di cui finora non si era a conoscenza.

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