Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Ranucci, il giornalismo e l’etica della scelta. Affollatissimo incontro a Messina

«L’indipendenza come stato dell’anima»: parola di cronista al lavoro su casi “scomodi”

«L’indipendenza è uno stato dell’anima», ne è convinto Sigfrido Ranucci, ospite della libreria Bonanzinga che, con la presentazione di Antonella Russo, ha organizzato l’incontro in un’affollatissima chiesa di S. Maria Alemanna che si è aperta per ospitare Ranucci e tantissimi messinesi desiderosi di ascoltare finalmente parole non menzognere e riflettere insieme su «La scelta», il libro che dà conto dell’uomo e del grande giornalista. «Un libro che lascia un segno – ha detto nell’introdurre l’incontro Daniela Bonanzinga – che dà un valore aggiunto a quel che ascoltiamo e vediamo attraverso Report; leggerlo è un’esperienza di tipo emotivo perché anche attraverso le pagine più intimiste fa vedere l’amore, la sofferenza, le emozioni di un grande protagonista che sceglie di svelarsi con coraggio».

Sollecitato dalle puntuali domande di Antonella Russo, anche lei consapevole del valore delle scelte, nella sua professione di avvocata e di politica, alla terza legislatura al Consiglio Comunale, dove si fa ascoltare restando tenacemente all’opposizione, Ranucci ha spiegato che uno dei motivi per cui scrive libri è «perché ho la consapevolezza che viviamo in una società malata, in un contesto malato e in un corpo malato talmente abituato a convivere con la propria patologia da considerarla la normalità». Parole forti che si aggiungono alla determinazione, ricordata dalla Russo, che «mostrare col mio lavoro che ho ragione è l’unica speranza di salvezza».

E non solo della credibilità ma della vita stessa perché dal 2021 Ranucci vive sotto scorta per le minacce di morte ricevute. In Rai dal 1990, è stato prima inviato per le rubriche del Tg3, poi per Rai News 24 dove ha realizzato numerose inchieste, è stato spesso presente in contesti di guerra dei Balcani e in Medio Oriente, uno dei primi arrivati a seguire nel 2001 l’attentato alle Torri gemelle, e poi nel 2004 lo spaventoso tsunami di Sumatra. Dal 2017 conduce su Rai3 Report, dopo che Milena Gabanelli lo ha scelto per passargli il testimone del noto programma. E quanto sia faticoso vivere tra querele, «trappoloni», come li chiama Ranucci, che hanno attaccato la sua vita e la sua carriera per farlo soccombere, lo racconta nel libro che conferma quanto sia importante trasformare il dolore in resilienza. E andare avanti.

«Ma perché hai sentito la necessità di intrecciare fatti di storia recente, di cronaca, di inchieste importanti con aspetti personali, regalandoci momenti della tua famiglia, della tua vita? È anche questa “la scelta”?», gli ha chiesto Antonella Russo. «La scelta di questo libro – così il giornalista – è stata anche quella di condividere con tutte quelle persone che hanno avuto un ruolo nella mia vita, a partire da mio padre, uomo della guardia di finanza che mi ha sempre indirizzato alla legalità, al bene comune, e alle scelte giuste», da opporre, durante le tante inchieste condotte da Ranucci, spesso veri scoop internazionali, alla mancanza di scelte etiche da parte di politici, imprenditori, faccendieri.

A proposito di scoop, di fronte alla domanda della Russo su come sia possibile per i cittadini avere informazioni corrette, per esempio sulle «bugie di guerra» sempre così attuali, Ranucci ha proseguito raccontando di alcune inchieste di cui dà conto nel libro: dal bombardamento della città martire di Fallujah e dalla scoperta dell’uso di armi chimiche come il fosforo bianco da parte dei militari americani, che si tentò disperatamente di tenere nascosto, al caso tutto italiano del crack Parmalat e al caso Tanzi per il quale Ranucci con l’aiuto di quelli che definisce «angeli» (tassisti, elettricisti, fotografi) incontrati per caso o per fortuna, o, molto più probabilmente, per capacità di osservare in profondità, riuscì con la sua inchiesta a far recuperare 52 preziosi dipinti e così risarcire gli azionisti. E poi l’incredibile vicenda che riguarda Flavio Tosi, che gli costa un’ accusa di costruire dossier falsi sui politici che rischiava di distruggerlo. E ancora, l’ “incontro” di Renzi in autogrill, l’inchiesta sul Covid per il mancato aggiornamento del piano pandemico.«Ma come è possibile – ha chiesto Russo – che nessuno ha mai pagato?». «Perché lo Stato non è capace di processare sé stesso», è la lapidaria risposta del giornalista.

Infine, la domanda e la risposta che tanti attendevano: «Cosa pensi del ponte sullo Stretto?». E Ranucci: «Ovvio che avere la possibilità di attraversare anche simbolicamente lo Stretto è importante, ma il fatto è che io guardo quello che c’è prima e dopo il ponte e non trovo il senso di dire “sì facciamo il ponte così abbiamo il pretesto per fare altre cose”. Ma perché, il politico ha bisogno di un pretesto? Un politico deve decidere quello che è meglio per la gente».

«Ma dov’è finito – si chiede poi il giornalista – il rispetto per la gente da parte di chi ha ricevuto il mandato di governare? È venuto meno il patto di lealtà tra il cittadino e il politico, e inoltre la cosa più grave è che di come funzionano le cose questo Paese non vuole sentire parlare. Noi abbiamo 250 giornalisti sotto tutela, 22 dei quali sotto scorta, abbiamo il record mondiale di politici che hanno querelato giornalisti, solo io devo far fronte a risarcimento danni per politici e vari loro familiari e questo la dice lunga su come puoi operare. Ma la cosa che mi fa preoccupare di più è tutta una serie di leggi che stanno per essere approvate, e dal gennaio 2025 limiteranno la libertà di stampa a danno dei giornalisti».

Caricamento commenti

Commenta la notizia