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Messina, l’esperto di cybersecurity Giovanni Rizzo che protegge utenti e dati

Il manager messinese, 57 anni, finora ha lavorato in 10 aziende: tutte sfide vinte

Il suo pane quotidiano è la cybersecurity e oggi nessuna organizzazione può ritenersi esclusa dal mirino dei criminali della Rete che utilizzano tecniche di attacco sempre più evolute. Giovanni Rizzo, classe 1966, è country manager per l’Italia di Forcepoint, azienda leader nel settore della sicurezza informatica per la protezione degli utenti e dei dati.

I primi approcci

Un messinese che non ha dimenticato le sue origini. «Messina è comunque la mia casa. Ho frequentato le Elementari al Domenico Savio – racconta – e poi il Liceo classico San Luigi. Subito dopo, ho deciso di fare i bagagli e sono andato a studiare “Informatica” all’Università di Pisa. A pensarci bene, un salto triplo considerando il mio background classico e umanistico». Andare fuori? Un consiglio caldeggiato da mamma e soprattutto da papà, uomo di mare e dirigente della Caronte & Tourist: «Ai tempi, parlo degli anni ‘80 – continua –, l’informatica si prospettava il campo con più sbocchi e post laurea ho trovato il primo lavoro su Roma, la città che mi ha adottato da trent’anni e dove alla fine sono rimasto. In vita mia, considerando che ho un carattere molto irrequieto, ho lavorato in 10 aziende. Le ho prese, fatte crescere e poi assecondato la mia voglia costante di lanciarmi in altre sfide. In linea di massima, ho lavorato sempre per multinazionali americane. Il primo approccio con Arthur Andersen, che è diventata poi Andersen Consulting, oggi Accenture. Era il 1995, poi negli ultimi 6 anni mi sono concentrato sul tema della cybersecurity».

La sicurezza informatica

Una materia importante, che tiene banco. E sono lontani gli attacchi limitati e circoscritti all’impossessarsi del nostro pc di casa: «Prima – evidenzia Rizzo – qualcuno poteva chiedere 200 euro per sbloccarcelo mentre su scala industriale gli attacchi sono in grado di fermare servizi vitali per un Paese. Si riesce a colpire le reti elettriche, a bloccare aeroporti, ferrovie e a rubare dati sensibili attraverso i quali si può accedere a dati bancari o informazioni riservate a livello governativo o militare. Quindi, la parte della sicurezza informatica è una continua rincorsa fra attaccanti e difensori. Noi lavoriamo su infrastrutture complesse, governative e critiche come possono essere le ferrovie, le reti idriche e su aziende che hanno tutta una serie di brevetti da proteggere per evitare che una fuga di notizie possa strappare questa leadership a livello internazionale. Basta un esempio semplice per farci comprendere: se qualcuno rubasse la ricetta della Nutella o della Coca Cola, sarebbe, come è facile immaginare, un disastro». E in sostanza, la prevenzione degli attacchi ransomware richiede un’attenta pianificazione, la formazione dei dipendenti e l’implementazione di misure di sicurezza informatica efficaci: Fatti di cronaca che ci addentrano nel tema? «Ricordo un altro caso eclatante ai danni di Trenitalia, quando sono state bloccate le biglietterie automatiche delle stazioni. Quindi, oltre il problema della sicurezza, si pone anche il forte danno economico che si crea».

Il messaggio a i giovani

Un percorso, quello di Rizzo, che potrebbe essere da stimolo per molti giovani, perché le aziende sono alla continua ricerca di risorse umane. «Il mio lavoro – chiosa – mi ha dato molte soddisfazioni. Ancora oggi resto attivo tantissime ore al giorno e ho perso il conto degli aerei che ho preso e forse, come molti della mia generazione, ero incoraggiato dal fatto che era necessario fare e esplorare a costo di stringere i denti. Come ho fatto io. Anche se avevo alle spalle i miei che mi hanno aiutato tanto: soprattutto i primi periodi. Ma senza dubbio bisogna provare a inseguire i propri sogni». E lo Stretto resta il luogo dove rigenerarsi: «Nella mia testa – conclude – vi è sicuramente l'idea di venire a guardare il mare da casa un giorno. Adesso torno tre volte l’anno e ogni tanto confesso che ho nostalgia per aver vissuto poco nella mia terra».

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