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La messinese Roberta Vitanza, l’artigiana che crea gioielli in 3D. Designer di successo a Milano

Roberta Vitanza

Si definisce «artigiana di nuova generazione» in ambito orafo, Roberta Vitanza, designer messinese esperta nella produzione di gioielli in 3D, attiva con successo a Milano, tra passato e futuro. «Sono convinta che il progresso possa intersecarsi con la tradizione e anzi creare degli ibridi interessanti in cui ciascuna delle parti sia esaltata sotto la luce nuova e in cui la qualità si mantenga alta», osserva la giovane designer, che utilizza strumenti di nuova generazione,come i software 3d e i macchinari di prototipazione rapida, «intessendoli con competenze di altissimo livello del tessuto artigiano del nostro Paese».

Il tutto sempre con tocco romantico e sensibile, di chi ama la poesia e si impegna per i malati dell’Unitalsi. «Progetto gioielli come sintassi alternativa del mondo, ovvero li scrivo come fossero pagine di un diario, parole di una grammatica gentile e attenta, carezze da distribuire quando alcuni giorni sembrano carenti».

Monili creati dalla passione per l’arte, l’antiquariato, il gioiello d’epoca «come eredità della storia e delle vite altrui», impreziositi da elementi floreali, perle, motivi decorativi simbolici che si intersecano «in un racconto unico e comune, rimangono sospesi su superfici sinuose in un equilibrio precario e preziosissimo da tutelare e completare addosso».

Sullo sfondo e nel profondo, Roberta Vitanza ha sempre lo Stretto e la sua Messina, i suoi sapori, quelli della amata granita ai gelsi, delle braciole e dei piparelli, quei paesaggi da cui è difficile distaccarsi, la sua formazione al liceo classico Maurolico e all’Università peloritana (triennale come operatrice dei Beni culturali), quei riverberi del cuore che si inseriscono nelle creature artistiche, in uno scambio costante col tempo. «Mi piace pensare che i miei gioielli custodi possano avere un ruolo in questo scambio invitando a ricordare da dove si viene», elementi di una «bellezza che va agita nel quotidiano».

Infine, un invito ad amare la propria città “invisibile” e visibile da dentro: «Vorrei che Messina e la Sicilia tutta potessero posare gli occhi sulla propria bellezza come li poso io quando vado via e che si potesse avere la possibilità di amare la nostra città e la nostra “Isola Madre” mentre la si vivono e non dopo averle lasciate».

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