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Messina, l’Ateneo alle urne per il dopo Cuzzocrea. Alle 12 hanno votato in 1.258, già raggiunto il quorum

Si vota dalle 8 alle 20 per scegliere il nuovo rettore, ma è quasi certo che servirà almeno una seconda puntata

Sono cominciate stamane alle 8, e si concluderanno alle 20, le operazioni di voto per l’elezione del Rettore dell’Ateneo peloritano (sessennio 2023/2029). Tre i candidati, i proff. Michele Limosani ordinario di Politica economica, Giovanni Moschella ordinario di Istituzioni di Diritto pubblico e Giovanna Spatari ordinaria di Medicina del Lavoro. Il quorum di validità dell’elezione (che era pari a 677) è già stato raggiunto  con 717  voti (tra pieni e ponderati). Alle ore 12 avevano votato complessivamente 1.258 aventi diritto, così suddivisi: 596 tra docenti, ricercatori TD (di cui all’art.24 comma 3, lett. b) e dirigenti amministrativi; 74 ricercatori TD (art. 24 comma 3, lett. a); 418 tra componenti del personale T-A, lettori e collaboratori esperti linguistici; 170  tra studenti, dottorandi, assegnisti e specializzandi. Tra voti pieni e voti ponderati complessivamente sono state, quindi, espresse un totale di 1.258 preferenze.

Il pronostico è di quelli facili, di quelli che un centro scommesse nemmeno quoterebbe: è molto improbabile che dal voto di oggi emerga il nuovo rettore dell’Università di Messina. In mattinata si sono recati a votare i tre concorrenti. Ma la chiamata alle urne per il primo turno elettorale (si vota dalle 8 alle 20) è importante per più motivi. Il primo: la comunità accademica non vede l’ora di mettersi alle spalle l’ennesima bufera e le elezioni sono un buon modo di cominciare (seppur non è detto che sia sufficiente). Secondo: sebbene sia quasi scontato che servirà almeno il secondo turno (lunedì 27 novembre), se non il ballottaggio (venerdì 1° dicembre), per conoscere il nome del docente che indosserà l’ermellino, c’è molta attenzione sui numeri che verranno fuori dalle urne, sull’entità dei distacchi tra i candidati e anche sull’ordine d’arrivo degli stessi, perché da questi dettagli – che dettagli non sono – si potrà ricavare una lettura meglio decodificata di ciò che accadrà da qui all’esito finale.

I candidati

La campagna elettorale è diventata una corsa a tre a ridosso della scadenza della presentazione delle candidature. Il primo a scendere in campo è stato, già nell’estate scorsa, Michele Limosani, direttore del dipartimento di Economia, dichiaratamente all’opposizione rispetto alla governance uscente guidata dall’ex rettore Salvatore Cuzzocrea, rispetto al quale Limosani – considerato da sempre vicino al rettore del mandato precedente, Pietro Navarra, sebbene lo stesso si dichiari indipendente – si è candidato in discontinuità.
La seconda proposta ad essere ufficializzata è stata quella di Giovanna Spatari, docente di Medicina del lavoro e prorettrice al Welfare e alle Pari opportunità nella squadra di governo di Cuzzocrea, della quale è espressione in questa campagna elettorale.
L’unica candidatura emersa dopo le dimissioni del rettore (e quindi dopo lo scandalo che lo ha travolto) è stata quella di Giovanni Moschella, docente di Istituzioni di diritto pubblico, già preside della facoltà di Economia, ma soprattutto prorettore vicario (il numero due) di Cuzzocrea per quasi tutto il mandato. Il “quasi” si è concretizzato a inizio settembre, un mese prima circa della bufera e il giorno dopo l’annuncio della candidatura della Spatari. Il prossimo rettore sarà uno dei tre, al termine di una campagna elettorale che si è giocata nella terra di mezzo tra i concetti di continuità e discontinuità.

Come funziona il voto

In prima votazione (quella di oggi), secondo quanto recita lo Statuto, viene eletto il candidato che abbia ottenuto la maggioranza dei voti degli aventi diritto. Nel caso in cui nessun candidato raggiunga questo quorum, si procede alla seconda votazione, nella quale risulta eletto il candidato che abbia ottenuto la maggioranza dei voti validamente espressi. Se nemmeno in questo caso nessun un candidato dovesse farcela, si arriverebbe al ballottaggio. Un testa a testa tra i due candidati che hanno riportato il maggior numero dei voti. In questo caso la votazione è valida qualunque sia il numero dei votanti. E nell’improbabile caso di ulteriore parità, viene eletto il candidato con maggiore anzianità nel ruolo.

Chi va alle urne

L’elettorato attivo interessato all’elezione di oggi (12 i seggi) è così composto (salvo lievi variazioni dell’ultimissima ora): 874 professori di ruolo, ricercatori a tempo indeterminato, voto pieno; 139 ricercatori a tempo determinato, lettera B, voto pieno; 6 dirigenti amministrativi, voto pieno; 137 ricercatori a tempo determinato, lettera A, voto ponderato al 30% e, quindi, espressione di 41 voti equivalenti; 930 unità di personale tecnico-amministrativo, lettori e collaboratori esperti linguistici (voto ponderato, 25% del numero complessivo dei professori di ruolo e dei ricercatori a tempo indeterminato), l’equivalente di 218 voti; 15.536 tra studenti, dottorandi, assegnisti e specializzandi regolarmente iscritti (voto ponderato, 30% del numero complessivo dei rappresentanti degli stessi in Senato accademico, Cda e consigli di dipartimento), per appena 74 voti equivalenti. Proprio sul “peso” del voto degli studenti si è consumata – invano – una delle polemiche di questa campagna elettorale. Il peso pressoché nullo era e pressoché nullo è rimasto. Il quorum di validità per l’elezione del rettore al primo turno è pari a 677 votanti.

Il peso dei dipartimenti

Quale comparto della comunità accademica peserà maggiormente sull’esito finale? Sono due le aree più “forti” (i dati sono aggiornati a settembre). La prima è l’area Salute, che comprende quattro dipartimenti: i tre del Policlinico, Dimed (Medicina Clinica e Sperimentale), Detev (Patologia Umana dell’adulto e dell’età evolutiva), Biomorf (Scienze Biomediche, Odontoiatriche e delle Immagini Morfologiche e Funzionali), più Scienze Veterinarie. In totale fanno 370 voti. La seconda è l’area umanistica, che conta cinque dipartimenti: Economia, Giurisprudenza, Scipog (Dipartimento di Scienze Politiche e Giuridiche), Dicam (Dipartimento di Civiltà antiche e moderne), e Cospecs (Dipartimento di Scienze cognitive, psicologiche, pedagogiche e degli studi culturali). In totale sono 363 voti. Quindi c’è l’area delle scienze e delle tecnologie, con tre dipartimenti: Chibiofaram (Scienze Chimiche, Biologiche, Farmaceutiche ed Ambientali), Mift (Scienze Matematiche e Informatiche, Scienze Fisiche e Scienze della Terra) e Ingegneria. Qui i voti sono 306.

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