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L’estate dei grandi eventi: da Messina a Palermo, una Sicilia “affamata”

Gli oltre ventimila di Messina, il 16 giugno a piazza Duomo, per il festival di Radio105. I centomila, forse più, di Palermo, venerdì sera al Foro Italico, per lo show di Radio Italia. In mezzo e dopo i 70 mila dello stadio Barbera, a Palermo, per i due concerti di Vasco Rossi, i 40 mila che riempiranno lo stadio Scoglio al San Filippo per Tiziano Ferro, martedì prossimo, e per i Pinguini Tattici Nucleari il 30 luglio. E poi il quasi sold-out, ad un paio di giorni dall’annuncio, per il ritorno di Ligabue a Messina che segna la riapertura ai big della musica del PalaRescifina. Senza contare, rimanendo in riva allo Stretto, la due giorni di Rds a Torre Faro, una delle sei esclusive tappe italiane del Summer Festival, e, andando oltre, la “solita” Taormina, il ricco cartellone di Villa Bellini a Catania, le suggestioni di spettacoli unici nel loro genere come quelli dell’Eolie Music Fest, aperto ieri sera dalla strepitosa Elisa a Salina.

L’elenco è straordinariamente lungo e non si può che esserne felici. I numeri dicono che la Sicilia ha tanta fame di grandi eventi da sfiorare l’ingordigia, in un’estate che vanta un’offerta probabilmente senza precedenti, forse spinta dalla voglia di riprendersi ciò che il Covid aveva tolto: la gioia di stare insieme, di cantare urlandosi in faccia i brani dei propri idoli, di mischiare lacrime e sudore per poi tornare a casa senza un filo di voce, l’abbronzatura a chiazze e l’udito ovattato.

La condivisione, intesa nel senso più ampio possibile, che significa anche, da un punto di vista più brutalmente economico, condivisione di profitti, per tutti quei grandi e piccoli imprenditori (dal titolare del camioncino dei panini al proprietario dell’albergo e del B&B, dal ristoratore al barista) che possono godere di una clientela altrimenti impensabile.

L’indotto di eventi di questo tipo è talmente evidente che non sarebbe nemmeno necessario ricordarlo, sebbene pochi anni fa, prima della pandemia, nella stessa Messina che oggi vuol farsi conoscere come città della musica e degli eventi, sembrava che ce lo si fosse dimenticati, “negando” lo stadio ai concerti di Ultimo (che infatti l’anno scorso ha traslocato a Catania) e Tiziano Ferro (poi “recuperato”). Forse non è un caso se nei giorni scorsi c’è stato chi – l’ex assessore, oggi deputato, Francesco Gallo – ha voluto ricordare i meriti di chi oggi non è più a Palazzo Zanca. Gallo ha citato le ex assessore Dafne Musolino e Carlotta Previti, ma è proprio a Gallo – il primo a credere nelle potenzialità di Messina per ospitare i grandi concerti, nei primi anni duemila – va dato il merito di aver “riacciuffato” il treno degli eventi, che a causa delle scelte fatte prima di lui si stava dirottando altrove, lasciando a Messina le sagra du pipi russi e i ticket panino&bibita per Gianni Celeste al Palacultura.

L’inversione di rotta è stata totale e sacrosanta, si è scelto di legarla alla ripresa post-pandemica (e alla grande disponibilità di fondi) e ora va rafforzata e resa strutturale. Vanno pensati i giusti correttivi (la sicurezza non può essere messa in secondo piano) e va messo a sistema una vocazione che, per non andare oltre lo slogan e non rischiare l’estemporaneità, ha bisogno che tutti gli attori facciano la propria parte. Dal pubblico ai privati. Affinché a quella grande fame continui a seguire, poi, una benefica sensazione di sazietà.

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