«Quando ho visto quel cento associato al mio nome mi veniva da piangere per l'emozione. Sono io, dicevo tra me e me. E la soddisfazione è immensa perché finalmente l'obiettivo che mi ero prefissato è stato raggiunto».
Il viaggio adesso ha un senso e un “nuovo” lieto fine. Ed è come se il cerchio si fosse chiuso, perché Dialla Zaia, adottato da una famiglia messinese, studente dell'Antonello, partito dal Mali quando aveva solo 13 anni, ha attraversato mille intemperie, per stringere tra le mani quel diploma tanto agognato e poter dire a gran voce: «Ce l'ho fatta». La sua è una di quelle storie che la “Gazzetta” sta seguendo passo dopo passo.
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