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Da San Marco d'Alunzio al Canada: un giovane neurochirurgo e il sogno di ritornare nella sua terra

Stefano Priola

L’attacco alle 13.30 in pieno giorno. Un boato, il bilancio delle vittime e il trasferimento negli ospedali cittadini. Stefano Priola, originario di San Marco d’Alunzio, neurochirurgo trentaquattrenne, era lì in corsia, quando le televisioni di tutto il mondo trasmettevano la notizia di un attentato a Toronto, in una strada trafficatissima ad una trentina di km dal luogo in cui erano riuniti i ministri del G7 e l’interfono segnalava un codice “orange” che indica un evento critico, affrontato con un ordine stupefacente.

Una premessa emblematica alla storia di questo talento emigrato, compagnone nella vita ma serio e riflessivo nel lavoro . «Ho deciso di diventare medico – ha raccontato – ai tempi della scuola e devo dire che mia sorella Valentina, che fa la ginecologa, mi ha trasmesso questa passione travolgente. Dopo la maturità classica ho colmato le lacune che avevo soprattutto nel settore scientifico per prepararmi ai test di ammissione in Medicina. E fu la prima vittoria. All’inizio del secondo anno, frequentando le lezioni di Anatomia del prof. Anastasi, mi sono innamorato del sistema nervoso centrale e da lì ho capito che avrei voluto fare il neurochirurgo».

L'edizione integrale dell'articolo è disponibile sull'edizione cartacea della Gazzetta del Sud - edizione di Messina.

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