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Ponte sullo Stretto, la vera conurbazione e l’opera «ineludibile»

Così definì il Ponte il grande Lucio Gambi. La Metropolitana dello Stretto pensata come simbolo della “mini-regione”

«Il Ponte è ineludibile». Lo affermava Lucio Gambi (1920-2006), uno dei più grandi geografi italiani, colui che dedicò libri e riflessioni ancora attuali sulla “”regione dello Stretto”, temi portati avanti, poi, da un altro grande docente di Geografia, e politico messinese di lungo corso, l’on. Giuseppe Campione.
La conurbazione Messina-Reggio-Villa è probabilmente la sfida più avvincente ma anche la più difficile da realizzare. La Commissione di esperti, nominata dall’allora ministra Paola De Micheli (Pd) nel 2021, scrisse testualmente: «Un collegamento stabile dello Stretto consentirebbe di aumentare notevolmente l’integrazione delle due città metropolitane di Reggio Calabria e Messina. Centri urbani che già oggi esprimono circa il 30% della domanda di attraversamenti dello Stretto. Un’unica Area metropolitana integrata dello Stretto, con i suoi circa 800 mila abitanti, costituirebbe un acceleratore di sviluppo più che proporzionale alla dimensione demografica». Poi, è ben noto che quel gruppo di tecnici, che proseguì il proprio lavoro anche sotto la gestione del ministro Giovannini, consegnò una relazione dove si diceva tutto e il contrario di tutto, escludendo l’ipotesi del Tunnel, barcamenandosi tra i “pro” e i “contro” delle soluzioni Ponte a campata unica e Ponte a tre campate e non escludendo neppure la famigerata «opzione zero» (cioè limitarsi al “collegamento dinamico”, più navi dei privati, più navi delle Fs). Ma resta il fatto che proprio quella Commissione confermò l’assunto per il quale «un collegamento stabile» risulta determinante «per la realizzazione di un’unica Area metropolitana».

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