«Come mio padre, anche io sono favorevole al Ponte, e non siatene sorpresi». Vincenzo Franza, amministratore delegato della Caronte&Tourist Isole minori ieri è stato ospite della Commissione Ponte presieduta da Pippo Trischitta che sta facendo un primo giro d’orizzonte sulle varie sfaccettature del (probabile) cantiere del più grande ponte sospeso che mai verrebbe realizzato al mondo. «Io e la nostra azienda siamo favorevoli per tre ragioni. Siamo siciliani e un investimento di questa portata ci farà smettere di essere un’isola sotto il profilo trasportistico, soprattutto in ottica ferroviaria. Poi non è un progetto “spot” perché si unisce ad altre attività in corso di svolgimento nel resto dell’Isola come il raddoppio ferroviario sulla sponda jonica e tirrenica verso Catania e Palermo. E, infine, da imprenditore dico che l’investimento di 10 miliardi che quota parte resterà in zona non può che renderci felici. Da messinese aggiungo che è l’occasione della vita».
Cosa servirebbe
«Chi la progetta la pensa come un'opera che attraversa la città. Noi dobbiamo pensare che resterà qui per secoli. E allora organizziamo il Ponte come se fosse la nostra torre Eiffel. Perché anche un sistema di trasporto può diventare un attrattore turistico. Facciamo salire turisti, croceristi sulla torre alta 400 metri, facciamo trovare loro ristoranti e bar in quota. Una di quelle attrazioni imperdibili. E poi sotto, un villaggio ospitalità, un centro commerciale, alberghi, un museo del Ponte. Quanti convegni si potrebbero organizzare all’ombra del Ponte. Creiamo un piano turistico del Ponte che lo leghi alla città per sempre. Potrebbe fatturare quanto l’intero comparto della navigazione dello Stretto».
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