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Messina, si riapre la partita delle vicepresidenze del consiglio comunale

Nomi “caldi”: Giannetto, Zante, Cantello, La Fauci, e Carbone. Ma la quadra è lontana

Ci eravamo lasciati alla «mancanza di serenità» in virtù della quale, a metà giugno scorso, il presidente del consiglio comunale Nello Pergolizzi aveva chiuso i lavori dell’Aula dopo una controversa votazione. Da allora è tutto fermo sul tema delle vicepresidenze del consiglio comunale, ma qualcosa si muove e la settimana prossima si potrebbe arrivare ad una nuova votazione.
A sbloccare la situazione, soprattutto, la sentenza del Tar che ha respinto anche nel merito la richiesta di annullamento della delibera di elezione di Pergolizzi alla presidenza. Chiusa quella partita – almeno per il momento, anche se l’opposizione valuta l’appello al Cga –, si riapre quella dei vice, per dare un assetto finalmente completo ad un ufficio di presidenza che completo non lo è stato mai, in questo mandato.
Nella prima fase, infatti, quando presidente era Cateno De Luca, tutto era delegato al vicepresidente vicario, proprio Nello Pergolizzi, mentre l’elezione del secondo vice era stata rinviata sine die. E sine die è rimasta, perché non è mai avvenuta. Quando De Luca si è dimesso, optando per l’incarico di deputato regionale (in piena campagna elettorale per Taormina), il quadro politico è mutato, perché proprio alla vigilia del voto sulla nuova presidenza due consigliere, Giulia Restuccia ed Emilia Rotondo, hanno lasciato la maggioranza, spostando l’asse dei numeri verso l’opposizione. È stato il periodo di più alta tensione a Palazzo Zanca, l’elezione alla presidenza di Nello Pergolizzi è stata letta come una sorta di blitz d’aula, contestatissimo dall’opposizione, tanto da arrivare ad un ricorso al Tar. E quando per le vicepresidenze sono venuti fuori i nomi di Mirko Cantello (vicario) e Serena Giannetto – il primo dell’opposizione, la seconda della maggioranza (politica, non più numerica) – la tensione è salita ulteriormente, perché la votazione non è stata ritenuta valida ai fini dell’elezione e tutto è stato, ancora una volta, rinviato, tra nuove e accese contestazioni.

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