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Basile: «Messina fuori dalla “Stretto”? Un segnale politico»

Il sindaco torna a rivendicare un maggiore coinvolgimento nei processi decisionali legati alla grande opera: "Scriverò a Salvini"

«Non ho avuto alcuna risposta. E infatti nei prossimi giorni invierò una nota al ministro Salvini». Il sindaco Federico Basile difficilmente abbandona i toni pacati che lo contraddistinguono e non lo fa nemmeno stavolta. Ma non ci sta a recitare il ruolo di comprimario nella partita potenzialmente più importante per la città che amministra, quella del Ponte sullo Stretto. E l’aria che tira, a questo proposito, non gli piace. Non gli è piaciuto, e non lo ha nascosto, il mancato invito alla tavola rotonda organizzata dalla Cisl sulla nave “Elio” con Matteo Salvini, il numero uno di Ferrovie dello Stato Luigi Ferraris e i presidenti di Regione. Non gli è piaciuto e continua a non piacergli «il mancato coinvolgimento della città» in tutti i passaggi che fin qui sono stati consumati.
Quando Basile dice di non aver avuto risposte, si riferisce al documento di sei pagine consegnato al Governo e al Parlamento in occasione dell’audizione di metà aprile scorso. Erano otto i punti chiave di quel documento, tra i quali spiccavano i temi delle opere compensative, delle opere a terra, degli espropri, dello sviluppo, delle ricadute occupazionali, dell’impatto ambientale. Il sindaco chiedeva (e di fatto chiede ancora) un ruolo nella governance della Stretto di Messina, «come socio di minoranza, come uditore dei Cda, o con qualsiasi forma di rappresentanza politica e tecnica nei vari comitati tecnico-scientifici». Un peso nei processi decisionali che, finora, non è stato riconosciuto a Messina, nemmeno quando, l’altroieri, sono stati nominati i membri del consiglio d’amministrazione della “Stretto”. Il presidente della Regione Renato Schifani, infatti, ha scelto una docente catanese, Ida Angela Nicotra, come rappresentante della Sicilia. «L’assenza di Messina nel Cda – dice il sindaco Basile – è un chiaro segnale politico. Forse andrebbe chiesto al senatore Germanà cosa ne pensa».

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