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Ponte sullo Stretto, il giorno dell'ultimo voto: decreto al capolinea

È stata bocciata la questione pregiudiziale di costituzionalità dell’opposizione. La Camera lo ha approvato il 16 maggio, Germanà: "Superare il gap dell’insularità"

Il decreto ponte sullo Stretto è arrivato al capolinea. Salvo scivolamenti dell’ultimo istante, stasera anche il Senato voterà la conversione in legge, così come ha già fatto la Camera il 16 maggio con il voto di fiducia.
Ieri uno degli ultimi passaggi “critici” più sotto il profilo squisitamente politico che giuridico, nonostante le apparenze. E’ stata, infatti, bocciata la questione di pregiudiziale di costituzionalità sul decreto Ponte, presentata dall’opposizione. Il documento ha avuto 99 voti contrari, 49 favorevoli e 4 astensioni. E alle 19 di ieri si sono conclusi i termini per la presentazione degli emendamenti al decreto che deve essere convertito in legge entro il 30 maggio. La discussione del provvedimento comincerà stamattina, dalle 15 inizierà l’esame degli articoli e dei 149 emendamenti che hanno avuto parere contrario e dei 29 ordini del giorno. Ieri i lavori su questo argomento si sono bloccati perché l’Aula ha voluto riservare l’ultima parte della seduta agli interventi dei parlamentari sull’anniversario della strage di Capaci.

«C’era la necessità di un decreto legge – ha detto il senatore Nino Germanà relatore per la maggioranza del provvedimento rispondendo alla pregiudiziale – perché c’è l’urgenza di eliminare l’isolamento dei siciliani ma anche i costi di questa insularità che valgono 6 miliardi e mezzo l’anno. E ancora per creare una mobilità indipendente delle condizioni meteo marine o dalle eruzioni vulcaniche. Ogni nucleo familiare siciliano paga 2000 euro l’anno per muoversi da e per la Sicilia per ragioni di studio o lavoro o salute». Germanà respinge la pregiudiziale richiamando alla memoria la strozzatura del porto di Tremestieri da dove passa tutto il gommato con le merci siciliane o dirette nell’isola. «E ci vogliono due ore fra attesa e traghettamento, quando le condizioni meteo lo permettono». Sul progetto e sulla necessità di “riaffidarsi” a Webuild, che ha ricevuto in eredità quello del 2011, Germanà ha ribadito che «non capisco le perplessità su un progetto definitivo e approvato che richiede solo di un completamento, dell’adeguamento prezzi e delle autorizzazioni ambientali che saranno rispettate».

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