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Messina, Salvini: «Il Ponte è sviluppo. Così si combatte la mafia»

Lo ha dichiarato il vicepremier nel suo intervento alla scuola di formazione politica della Lega a Milano

«Mi ribello quando qualche giornale, in Calabria e Sicilia o a livello nazionale, scrive che il Ponte sullo Stretto non si può fare perché in questi territori ci sono la mafia e la ‘ndrangheta. Ma le mafie ci sono in Calabria, in Sicilia così come in Italia, in Europa e nel mondo e vanno debellate, sterminate e prosciugate». Il Ponte è davvero diventata “l’ossessione” di Matteo Salvini. Il ministro alle Infrastrutture ne ha parlato anche ieri, durante il suo intervento alla scuola di formazione politica della Lega, a Milano, ribadendo il concetto già espresso a Palermo, nei giorni scorsi, e a Taormina, in occasione della consegna dei lavori del raddoppio ferroviario. Il Ponte come «opera antimafia», perché «creando sviluppo e occupazione, toglie linfa vitale agli interessi mafiosi», perché «sono molto più pericolosi i piccoli appalti, quelli dove si annidano gli “affari” delle organizzazioni criminali, rispetto a una grande opera, che sarà monitorata in tutti i suoi aspetti e che ha una rilevanza internazionale».
Gli impegni assunti dal Governo, le date che si accavallano, la ferma volontà manifestata dai vertici del Gruppo Webuild, che sta realizzando opere in tutto il mondo, ha innescato ovviamente l’inevitabile circuito di azioni e reazioni a livello territoriale, di adesioni e di maledizioni, come sempre è accaduto su questo fronte. In altri Paesi, le opere pubbliche non rivestono carattere ideologico. Qui ci si divide sempre tra “Sì” e “No” e si va a far le Crociate...
Domani, al Teatro Massimo di Palermo, si terrà un’intera giornata dedicata alla «sfida infrastrutturale, politica, economica e sociale della costruzione di un’opera fondamentale per lo sviluppo del Mezzogiorno e dell’Italia». L’evento, voluto dalla Fondazione Magna Grecia e dalla Fondazione Sicilia, ha per titolo “Il Ponte sullo Stretto, una sfida necessaria”. «Mai come ora il Ponte sullo Stretto sembra essere una realtà a portata di mano», dichiara il presidente della Fondazione Magna Grecia, Nino Foti. «Questo significa che le istituzioni locali, e gli attori sociali e politici, i protagonisti del mondo dell’impresa e dell’Università devono unire le forze per far sì che questa essenziale infrastruttura europea non subisca intoppi e rallentamenti. Il Ponte può rappresentare una svolta nell’economia italiana e del Mezzogiorno, ma anche un risarcimento per due regioni, Sicilia e Calabria, che hanno un colpevole deficit infrastrutturale». E Foti insiste: «Il Ponte non è alternativo all’Alta velocità o alla Statale 106, alle reti viarie e agli investimenti portuali, ma ne rappresenta la naturale e necessaria cerniera strategica».

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