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Messina, il 2023 sarà un anno fondamentale per le opere pubbliche

Due su tutte, quelle decisive: la via don Blasco e il nuovo approdo di Tremestieri

Ci sono una serie di opere pubbliche fondamentali che nel 2023 potrebbero arrivare ad una svolta, per dotare Messina di vere chance dal punto di vista marittimo e viario. Disegnandole addosso realmente un volto moderno, dopo decenni di assoluta paralisi. Due su tutte, quelle veramente decisive: la via don Blasco e il nuovo approdo di Tremestieri. E se per la prima gran parte del lavoro è stato già realizzato e proprio in quest’anno che inizia il percorso rivoluzionario potrebbe essere completato, per la seconda si è rimasti clamorosamente impantanati e difficilmente il 2023 vedrà la conclusione dei lavori dopo anni di stasi e una forte contrapposizione tra l’impresa aggiudicataria e l’amministrazione comunale, sfociata in un contenzioso legale, l’ennesimo di una lunga teoria di ricorsi e contro-ricorsi che hanno purtroppo contraddistinto parecchie opere pubbliche dalle nostre parti. Qui bisogna assolutamente cercare di recuperare il tempo perduto.

C’è poi l’opzione di rendere molto più lunga, libera da superfetazioni, e inserita concretamente in un contesto urbano, l’area della Cittadella fieristica, per coniugarla concretamente alla Zona falcata, che rappresenta un’altra delle scelte fondamentali per rendere più “città di mare” Messina. La cosiddetta grande promenade irrisolta. E bisognerebbe anche pensare ad eliminare una buona volta la strozzatura tra tessuto urbano e mare creata dalla linea del tram lungo la cortina, che ha consegnato all’anonimato una buona fetta di città. Il sostanziale fallimento dell’isola pedonale a valle del viale San Martino è un indicatore preciso di come si dovrebbe ripensare tutta quell’area. L’altro tema di fondo da affrontare nel nuovo anno ci viene indicato dal terribile rogo della galleria Telegrafo sulla A20, che ci ha resi “improvvisamente” un circuito chiuso con la Sicilia e l’Italia. Non avendo mai prolungato la Panoramica dello Stretto fino a Villafranca, nonostante i dibattiti pubblici ormai dimenticati, siamo finiti a girovagare spaesati nelle nostre montagne come unica alternativa. Il caso è stato così clamoroso che tutti i media nazionali se ne sono occupati. Semplicemente ridicolo. Poggiati in un luogo meraviglioso che serve tutta Europa, dove già scontiamo da anni il “bubbone” del viadotto Ritiro ancora irrisolto, s’è aggiunto il caso a peggiorare tutto. E ci ha visti praticamente “nudi” di fronte alla cronica mancanza di progettazione a lungo temine, figli non diletti del vivere alla giornata. Se si vuole realmente diventare una città moderna, concentrarsi su questi temi è irrinunciabile.

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